Chi difende gli imbecilli digitali difende il proprio pubblico
L’esternazione del Prof. Umberto Eco sugli imbecilli digitali ha avuto la capacità di portare il tema della qualità dei contenuti di Internet alla ribalta nel confronto culturale italiano. Infatti, a mio avviso gli #imbecillidigitali vanno visti nell’ambito di coloro che generano contenuti-spazzatura opponendosi alle finalità della rete volta alla produzione di conoscenza.
Ad onor del vero, lo potete controllare voi stessi dalla registrazione completa del discorso del Prof. Eco – semiologo, filosofo e scrittore italiano di fama internazionale e non improvvisato blogger – ha esortato l’adottare in rete un uso responsabile e consapevole della risorsa.
Tuttavia l’estratto del video si è limitato solo a riportare un estratto della più ampia argomentazione creando una notizia di quelle che, sinceramente, potevamo farne a meno.
Detto questo, il tema proposto dall’Accademico ha voluto focalizzare l’attenzione su coloro che, forti della potenza orizzontale e democratica che lo strumento digitale garantisce, depauperano in modo ignorante e imbecille il confronto dialettico nei social network.
L’intervento del Prof. Eco dunque mira a proteggere ed esaltare lo strumento telematico, finalità che ho molto apprezzato avendo da sempre operato in difesa della “grande sorella Rete”.
Molti commentatori si sono scagliati contro la dichiarazione dello scrittore, che come avete visto risulta abilmente strumentalizzata, a questo punto mi sono posto due riflessioni:
– chi ha attaccato il Prof. Eco, non avendo preventivamente controllato la dichiarazione resa nella sua completezza, ha voluto difendere – immedesimandosi – il proprio pubblico composto da imbecilli che non sanno usare in modo responsabile e consapevole i social network;
– il richiamo ai principi di libertà costituzionale non servono per tutelate e difendere chi mantiene una condotta non costruttiva su Internet;
– il rifugiarsi dialetticamente in calcio d’angolo, affermando che il problema è sempre esistito dal salone del barbiere al bar offende prima di tutto delle categorie artigiane che non meritano un simile giudizio e così facendo rinnega che la finalità della Rete, ossia il migliorare la società attraverso la condivisione delle idee e della conoscenza, sia miserabilmente fallita.
Buon Internet a tutti, quello in grado di migliorare e non di radicare o giustificare il peggio.