Hollister Co. un caso di successo
La prima volta che sono entrato in un negozio della Hollister Co. è stata a Toronto (Canada) presso l’Eaton Center, pochi attimi e sono scappato via. In Italia sono rientrato con più serenità avendo modo di apprezzare la vincente macchina di marketing adottata dall’azienda americana.
Per questo motivo, complice il clima vacanziero, scrivo questo post per riflettere sull’ingegnosa azione di comunicazione posta in essere intorno al marchio statunitense.
Per chi non conoscesse Hollister Co. premetto che è un marchio di abbigliamento statunitense appartenente ad Abercrombie & Fitch, ispirato alla vita dei surfisti della California del sud.
I capi sono molto semplici ma allo stesso tempo comodi ed empatici con chi gli indossa, felpe, pantaloni, magliette, giacconi, tute sono presenti in ogni collezione.
Fatta questa premessa, sul prodotto Hollister Co., passo a descrivere la macchina di marketing che vi farà amare questa linea di abbigliamento nonostante la prima volta sarete tentati di scappare dal negozio.
Esteticamente i negozi si caratterizzano per la particolare facciata in legno, che riproduce le capanne californiane in cui vengono depositate le tavole da surf.
Occorre sapere che le capanne sulle spiagge californiane, sono normalmente sprovviste di luce elettrica e in più, entrando da una zona soleggiata si perde ogni visibilità all’interno.
Lo stesso effetto ricevete nel momento in cui entrate in un negozio Hollister: i prezzi sui capi non riuscite a vederli facilmente, non distinguete se un capo sia blu scuro o nero, non riuscite a parlare agevolmente per la musica molto alta in stile “beach boys”.
Insomma il primo impatto non è proprio di quelli tradizionali.
Vinto l’imbarazzo iniziale, magari la seconda volta che tornate, avete modo di apprezzare l’atmosfera californiana, che solo i negozi Hollister Co. sanno offrire.
Tutto è studiato:
– i commessi e le commesse sono accuratamente selezionati in base all’aspetto fisico che non deve distaccarsi dallo stereotipo del californiano giovane e atletico;
– la musica che ascolterete appartiene a gruppi sconosciuti in Italia come i “Radical Something”, i “Givers” o i Wolf Gang”; questa ha il compito di immergervi nell’atmosfera californiana. Se desiderate farvi un’idea a questo link potrete ascoltare il podcast;
– il profumo molto particolare viene diffuso in tutto l’ambiente e aiuta ad immergersi in una atmosfera solare;
– il logo semplicissimo – si fa per dire – è un gabbiano che ritroverete riportato in vari colori su ogni capo d’abbigliamento con la scritta 1922, (anche qui da notare che il riferimento all’anno è scelta di comunicazione, in quanto l’azienda ha solo dodici anni di vita) e quando indosserete un capo Hollister Co. vi sentirete liberi e magari la vostra mente vi porterà a sognare la California.
Concludendo l’azione di marketing è perfetta, quattro dei cinque sensi: udito, vista, tatto, olfatto sono coinvolti e vi spingeranno ad acquistare una t-shirt da 30 euro o una felpa per oltre 100 euro.
Mi sono posto la domanda su quanto Abercrombie & Fitch (A&F) la casa di moda statunitense fondata il 4 giugno 1892 da David T. Abercrombie, abbia investito per promuoversi attraverso i social network, ivi compreso il marchio Hollister & Co.
Dai due screenshot vedo che i numeri sono eccezionali sono oltre i 10 e i 7 milioni di “like” sulle rispettive fanpage, eppure il numero degli utenti che interagiscono non mi sembra proporzionato.
Sarà che la comunicazione tradizionale della Hollister dimostra che i social network siano importanti come mera presenza ma non come spinta al fatturato?
Non saprei, di certo il mercato della globalizzazione impone il solo marchio: “Made in China”