Termini di Servizio (ToS) perché nel Web vanno difesi
Ogni sito, ogni portale, ogni applicazione se giuridicamente protetta ha una sezione o semplicemente un richiamo ai “Termini di Servizio” o anche “Termini e condizioni”, in inglese “Terms of Service” da qui la sigla “ToS”.
La sezione “Termini di Servizio” è fondamentale per un triplice aspetto:
a) rendere edotto l’utente circa le modalità giuridiche, tecnologiche, di sicurezza adottate dal gestore del servizio on line;
b) tutelare e regolare lo status di utente quando si trasforma da semplice navigatore a consumatore o, in taluni casi, venditore
c) comunicare l’immagine sana e responsabile dell’azienda.
Ci siamo abituati tanto così tanto ad averli sui siti e prontamente a scansarli, che ci siamo dimenticati la loro primaria importanza.
Nel secolo scorso, frase ad effetto, ma mi riferisco solo a tredici anni fa, tra studiosi del diritto e informatici si studiavano gli atti preparatori della Direttiva 2000/31/CE poi approvata dal Parlamento europeo l’8 giugno 2000; “Relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione”.
Nello studio di questa direttiva ci si dovette confrontare su due scenari: da una parte continuare a mantenere il web libero da vincoli limitando al massimo le registrazioni dell’utente magari in capo all’Access provider, dall’altra salvaguardare gli operatori e i consumatori verso l’utilizzo della nuova frontiera digitale.
In Italia la direttiva fu poi recepita con il Decreto Legislativo 9 aprile 2003, n. 70 “Attuazione della direttiva 2000/31/CE relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione nel mercato interno, con particolare riferimento al commercio elettronico”.
Da quel momento “Termini di Servizio” trovarono una degna collocazione normativa nel Web, arricchita nel tempo da altre norme a tutela del consumatore anche sotto laspetto della protezione dei dati.
La funzione fondamentale del ToS è di “accordare” sul web l’azienda/proponente/gestore servizio e l’utente/consumatore/, ritengo personalmente che siano fondamentali affinchè il web – come lo abbiamo conosciuto sino adesso – continui ad esistere.
Il sistema è semplice: chi gestisce uno spazio digitale comunica il suo modo di agire agli altri i quali possono decidere di accettare il servizio o di rifiutare. L’accettazione avviene di fatto o tacitamente, non è sottoposta a convalide di accettazione salvo casi espressi di transazioni economiche in cui si richiede un semplice click, una conferma tramite email o altro sistema, una registrazione del soggetto.
A mio avviso, i Termini che le aziende espongono on line, sono vincolanti per l’utilizzo del servizio e per le condotte che gli utenti registrati e no, devono osservare ogni volta che direttamente o indirettamente si connettono ad un determinato URL di sevizio o commerciale.
Eludere con cavilli giuridici la ratio di questa soluzione giuridica mi sembra azzardato con il pericolo di portare il web verso la registrazione degli utenti con una significativa perdita di porzioni di libertà nella navigazione.
I “Termini di Servizio” si possono discutere, si possono modificare, si possono eccepire davanti ad un magistrato ma se vengono posti in discussione per la loro efficacia allora il rischio è ben più grande.
Il mio invito agli imprenditori nel campo dell’industries digitale è di porre grande cura nella stesura nella sezione “Termini di Servizio”, la vostra azienda dai più esperti sarà giudicata da quella pagina in cui racchiuderete tutto il vostro “modus operandi”; in pratica è il vostro biglietto da visita.
E’ fortemente sconsigliato il copia e incolla, l’originalità del contenuto nel Web ripaga sempre dal SEO ai contratti.