Ho incontrato Yoani Sanchez, dissidente cubana, animatrice di libertà
Internet non è solo condivisione di idee e di conoscenza, è soprattutto una raccolta di esperienza, di storie, di denunce, di sogni, di libertà.
A Roma ho incontrato, per la presentazione del libro: “In attesa della primavera”, con prefazione di Mario Calabresi Direttore de La Stampa, l’autrice Yoani Sanchez Cordero: una giovane donna laureata in filosofia ispanica, nonchè blogger attivista per le libertà a Cuba.
Oggi il suo blog “Generacion Y”, tradotto in 20 lingue raggiunge oltre 14 milioni di lettori al mese, racconta e sensibilizza la comunità mondiale sull’assoluta necessità di introdurre a Cuba diritti civili e politici, attraverso la realizzazione di concrete forme di democrazia e di libertà sia di espressione che di informazione.
Il pensiero di Yoani Sanchez Cordero è, come possiamo immaginare, contrastato e screditato con ogni mezzo e forma dal Governo cubano, tanto da aver fatto arrestare l’autrice il 4 ottobre 2012 con l’accusa di essere una “corrispondente giornalistica illegale” sull’isola, una voce non gradita dallo storico regime.
Ho avuto modo di parlare, al termine dell’incontro, con Yoani Sanchez, una donna di cui subito si apprezza la tenacia, di rompere le barriere della censura, di essere innovativa e soprattutto: libera di pensare.
Oggi per Yoani le tecnologie della comunicazione, il web in particolare, sono la sua garanzia di libertà, dal Presidente Barack Obama intervistato dalla scrittrice, alla pagina che stai leggendo, alla condivisione che farai della stessa su Facebook , tutto costituisce una garanzia affinchè vengano rispettati a Cuba i suoi universali diritti civili.
Se non ci fossimo, sarebbe più facile per un regime chiuso arrestarla e porla nel silenzio. Pensaci.
Sul web, a favore o contro Yoani Sanchez, si trova di tutto: da coloro che affermano che Obama non le abbia rilasciato un’intervista e che sia tutta una bufala a coloro invece che l’accusano di essere strumento del Governo americano proprio per quell’intervista ottenuta dal presidente degli Stati Uniti d’America.
La verità è come sempre negli occhi e nelle parole che ciascuno di Noi propaga, io credo nelle parole di quella donna piccolina di statura ma dalla elevata forza.
Mi sono sentito di ringraziarla per vivere “Sotto un Cielo di Bit” – oggi rappresentato dalla Rete, auspicando che anche a Cuba, in futuro, possa avviarsi quel processo di “pacificazione” come inteso da un’altra grande donna: Leymah Gbowee, premio Nobel per la pace 2011, con cui ho avuto il piacere di confrontarmi.
Infine un plauso all’organizzazione, che come scrivevo è stata della “Mediolanum Corporate University” che, attraverso una dinamica intervista condotta da Oscar Di Montigny, non solo ha garantito un affluenza considerevole, una partecipazione di domande via twitter, quanto ha permesso all’autrice di comunicare al meglio la sua mission e al pubblico in sala di apprenderla.
Concludo con una breve riflessione verso le “solite polemiche italiche” che accompagnano ogni grande evento:
“oggi essere un blogger italiano non ha rischi, magari un troll o un fake che ti sberleffa sul social media, magari una email di rettifica per aver esagerato nei toni o espresso un’opinione non supportata dai fatti, forse in taluni casi una querela che potrai definire stragiudizialmente qualora non si possieda grossi gruppi editoriali alle spalle;
ma essere un blogger in un Paese in cui si rischia la propria libertà, i propri beni, i propri affetti è altra cosa e merita – senza alcun dubbio – uno sconfinato e indiscusso rispetto.”
Internet è per la libertà, sempre.