#Expottimisti e le procedure istituzionali inventate
Esistono vari tipi di comunicazione in ambito politico:
– la comunicazione elettorale: quella che si esplica sia attraverso la divulgazione di programmi, proposte e soluzioni sia quella che costantemente morde la coda dell’avversario che in quel momento è al potere;
– la comunicazione politica che tende a comunicare le azioni poste a spiegare e rendere noto le azioni poste dal governo, i risultati raggiunti;
– la comunicazione basata sulla satira e sull’ironia che tende ad evidenziare i limiti del mondo politico ed amministrativo, alimentando più o meno inconsapevolmente il partito dell’astensionismo.
A queste strategie più classiche si affianca la “comunicazione paragovernativa preventiva” il cui esempio più classico è rappresentato dalla campagna #Expottimisti.
La CPP normalmente viene avviata da qualunque Governo prima dell’inizio di un grande evento, le prassi più note sono quelle afferenti i grandi avvenimenti come: le Olimpiadi, i mondiali di calcio, gli Expo.
Normalmente si mostra come il Comitato organizzatore ha operato, la puntualità nel compiere i lavori, il gradimento del pubblico e la qualità raggiunta.
Ricordate le positive Olimpiadi di Londra?
Sia prima che dopo sono state comunicate attraverso i dati afferenti i lavori, si è esaltato il bilancio economico di cassa in positivo e la qualità organizzativa britannica basata sulla motivazione dei volontari.
Per Expo2015 cosa si poteva comunicare?
I lavori previsti non sono stati conclusi nei tempi stabiliti, i progetti posti alla base della candidatura al BIE (Bureau international des expositionsmai) mai avviati, la gestione del denaro pubblico sottoposta a indagini da parte della magistratura, la discutibile scelta di alcuni sponsor, i contratti di lavoro rifiutati dai giovani, insomma una situazione che ha mostrato tutti i limiti disorganizzativi del Paese.
Ecco l’esigenza di avviare #Expottimisti dimostrando una faccia diversa, quella del va tutto bene e che chi ha un’opinione contraria è un: gufo, un rosicone o semplicemente non è allineato con i tempi.
La campagna è stata affidata al comunicatore Giacomo Biraghi, a cui saranno corrisposti 250mila euro secondo Il Fatto Quotidiano, che ha esordito con un video il 2 dicembre 2014 in cui racconta una procedura istituzionale di accreditamento dell’Italia in cui realtà e verità non vengono neanche sfiorate.
Nel video si inventa che l’organizzazione dell’esposizione universale si basi su un format, vergognosamente banalizzato come un programma televisivo, che si acquista e si realizza grazie ad un manuale di 700 pagine che, il bravo narratore ha letto.
Un minimo di fact cheking, basato sullo studio dei regolamenti permette di leggere e comprendere come l’assegnazione dell’esposizione universale avvenga sulla base di una candidatura, motivata da un programma strutturale, in cui l’analisi dello stesso viene affidata ad una Commissione che valuta le istanze presentate.
Sempre sul sito della BIE, in lingua inglese, trovate che la candidatura viene votata dagli Stati che compongono l’organismo, decretando il paese che ospiterà l’esposizione universale.
Pensate è talmente complessa la procedura per assegnare l’Esposizione Universale ad uno Stato che ospiterà l’evento tanto da durare anni e concludersi addirittura 6 anni prima per dar tempo al Paese di organizzarsi al meglio.
#Expottimisti è partito per gestire l’emergenza, convincere le persone che tutto ciò che hanno percepito dai giornali e dalle cronache giudiziarie sia sbagliato e che l’organizzazione ha lavorato come un orologio svizzero, con la puntualità giapponese, con la trasparenza finlandese.
Il video che potete vedere, dell’ottimo Giacomo Biraghi, non riporta la verità sulla procedura di assegnazione, limitandosi a far credere che uno Stato si reca al BIE e acquista il “format” seguendo il manuale di istruzioni. FALSO! documenti alla mano.
Le domande che mi pongo, dopo che un mio Collega di studio mi ha detto che l’Expo è paragonabile ad un format televisivo e che questa circostanza l’aveva appresa da questo video – che per nostra fortuna ha raccolto poche visite – è: “perché comunicare cose inesatte?” “c’è un motivo che mi sfugge?”, “ perché affermare che basta andare al BIE e comprare il format quando c’è una candidatura, una commissione, una valutazione e addirittura una votazione?”
Il senso della verità sembra aver lasciato un posto vacante in questo Paese.