L’associazione Digital Champions viene sciolta tra le ombre
Il 16 gennaio 2016, a Roma, l’Assemblea degli associati dell’Associazione culturale senza scopo di lucro “Digital Champions” con 152 presenti su 1.584 associati, ha deliberato lo scioglimento della stessa associazione.
I voti favorevoli 139, i contrari 7 e gli astenuti 6.
Così è deciso!
Il Digital Day di Venaria si era concluso tra gli standing ovation di parte, il Digital Champion nazionale aveva lanciato l’invito ad incontrarsi, dopo due anni, per fare il punto della situazione, purtroppo chi parteciperà non lo farà con l’onere di essere il Digital Champion di un Comune italiano.
Fallita l’iniziativa che doveva accreditare 8.000 Digital Champions in pochi mesi, fallita la credibilità dell’associazione quando è stato nominato un Digital Champion locale arrestato dalla Polizia per reati informatici; fallita la spinta propulsiva per sviluppare la cultura digitale nel paese; la breve vita dell’Associazione Digital Champions si è conclusa tra centinaia di critiche in Rete.
I DCs dovevano cambiare il mondo, sono tornati tutti a casa tra i sorrisi di alcuni, tra i mugugni di altri e le numerose liti sommerse.
Negli ultimi mesi, molti si erano allontanati dal progetto, altri avevano dato le dimissioni e tantissimi altri che ho incontrato, in occasioni pubbliche, in tutti i modi cercavano di prendere le distanze dall’iniziativa.
Pare, dico pare, che il crack dell’Associazione sia avvenuto dopo Venaria a causa degli articoli di Stefano Epifani su Tech Economy ; di Massimiliano Cavazzini sul suo blog, del mio che trovate qui ; dalla trasmissione radiofonica Presi per il Web in onda su Radio Radicale a cura degli avvocati Fulvio Sarzana di S.Ippolito e Marco Scialdone e non da ultimo il movimento: spontaneo, ironico ed irriverente degli “Italian Digital Minions” che ha portato l’avvocato Andrea Lisi a porre 12 domande di trasparenza al Digital Champion nazionale, senza mai aver ottenuto una risposta.
Eppure mai un’associazione era nata con l’ingaggio economico di Telecom Italia, 250 mila euro come dichiarati da Riccardo Luna nella trasmissione radiofonica Presi per il Web dell’11 gennaio 2015, del plauso del Presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenuto nella giornata di presentazione dell’Associazione il 21 novembre 2014, dell’accondiscendenza delle testate giornalistiche che riportavano trionfalmente ogni attività associativa.
Per quanto mi riguarda, inizialmente volevo dare una mano evidenziando le mie perplessità sullo Statuto dell’associazione, frutto di un pessimo copia e incolla, disomogeneo nella gestione degli incarichi e delle procedure elettive nonché, mi sia concesso, sulle modalità di gestione di un’associazione che pretendeva di ottenere in pochi giorni 8.000 associati Digital Champion da assegnare a ciascun Comune italiano sull’equivoco dell’incarico del Presidente Riccardo Luna come Digital Champion nazionale.
Insomma il progetto, non a causa delle numerose critiche che lo hanno accompagnato, ma per come è nato e si è rivelato da subito fallimentare e a nulla sono valsi i cori dei supporter che vedevano negli autori delle critiche costruttive esclusivamente dei: rosiconi, gufi e invidiosi con a capo Marco Camisani Calzolari – Digital Champion per poche ore.
Sulle sbandierate e presunte attività svolte dall’associazione possiamo ricordare la presentazione di un progetto durato sette anni ed afferente la fatturazione elettronica, le comparsate televisive presto abbandonate dai media, lo storytelling su qualunque cosa si muovesse introno al digitale che diventava, per gli associati DCs un evento: planetario, rivoluzionario, incredibile…ma in realtà era solo una “sola!”.
L’impegno senza alcun dubbio c’è stato, tuttavia i risultati non sono stati idonei per un’attività associativa che si era dichiarata paladina dell’innovazione, questo è ciò che è accaduto:
- il Governo Renzi per la prima volta nella breve storia delle tecnologie digitali applicate alla P.A. ha tagliato la spesa per l’informatizzazione, prevedendo nella Legge di stabilità 2016 un taglio per ben 3 miliardi di euro;
- il paragone troppo azzardato tra i Digital Champions e Medici senza frontiere;
- è entrata in vigore la norma sui cookies che ha distrutto la navigazione on line, senza che l’Associazione Digital Champion prendesse una posizione forte;
- abbiamo assistito alla figuraccia internazionale del portale Verybello.it e anche in questa occasione l’Associazione non si è fatta sentire;
- il Processo Civile Telematico è il progetto più ambizioso di e-gov, eppure è stato ignorato dall’Associazione nonostante le disfunzioni tecniche e culturali che si sono palesate nel 2015;
- infine le false ed errate interpretazioni dei dati Censis di dicembre 2015 in cui, il fallimento delle politiche sulle startup e sul digitale in italia, sono state stravolte dandone un senso positivo; conclude il panorama artefatto raccontato per un anno.
Insomma un’associazione che doveva tutelare e sviluppare il digitale in italia, alla fine si è rivelata un’opportunità per distribuire biglietti da visita (Andrea Nelson Mauro).
Il digitale italiano non esiste, perché di fatto l’Italia è al 25° posto dei 28 Paesi dell’unione europea secondo il DESI – Digital Economy and Society Index (DESI), abbiamo un Codice dell’Amministrazione Digitale non applicato; una disattenzione della politica vista in occasione delle due Carte dei diritti In Internet opposte e diverse ma allo stesso tempo approvate dalla Camera dei Deputati. Anche qui dal Digital Champion nazionale e dalla sua associazione neanche una parola.
Chi chiude l’Associazione Digital Champions canta vittoria e non comprendo i risultati raggiunti.
Resta uno spettacolo triste, interpretato: da fanatici, da speculatori, da arrivisti, da arrampicatori, da opportunisti, tutti accomunati dallo strumentalizzato “sogno del digitale”.
Adesso attendiamo l’ultimo atto: la presentazione del bilancio associativo che a norma dell’articolo 15 dello Statuto dovrà essere presentato all’Assemblea per l’approvazione entro il 30 aprile 2016.
Ricordiamoci che il digitale non è solo uno strumento, la sua divulgazione non è solo una missione ma è l’opportunità di rendere la società migliore, più democratica, più sicura, più trasparente.
Infine ho compreso che l’italia non sarà mai in grado di essere digitale sia per un fatto culturale sia per la mancanza di una comunità di intenti.
Mi dispiace dell’ennesima occasione perduta, l’iniziativa Digital Champions non raggiunto i risultati sperati e lascia un astio tra coloro che si sono definiti Digital Champions e coloro che hanno visto nell’associazione il solito buco nell’acqua.
Per dimostrare che la narrazione non conta nulla, provate a visitare il dominio www.campionedigitale.it registrato nell’ottobre 2015.
Adesso avanti con la prossima iniziativa, la modalità: “vigilanza culturale” è sempre su ON!