Odio sui social perché esiste e come si alimenta
Cinico, maleducato, represso o più semplicemente emarginato da un contesto produttivo e decisionale è il profilo che mi sento di dare all’odiatore seriale sui social.
L’odiatore non nasce con l’animo cattivo o viziato da malafede lo diventa nel momento in cui si sente tradito, preso in giro, emarginato dalle Istituzioni o da coloro che le rappresentano.
In cuor suo l’odiatore si sente un paladino della giustizia e della verità, avverte erroneamente sulle proprie spalle il peso della missione di mettere in salvo gli altri come tentò di fare la famosa Cassandra avvisando i troiani che il cavallo di legno non poteva essere portato all’interno delle mura in quanto pericoloso per la sicurezza della città.
L’odiatore, strumentalmente alimentato dalla politica o dagli opinionisti, travisa la realtà ma soprattutto perde di vista la razionalità che dovrebbe mostrargli come alcuni fenomeni richiederebbero una tale intelligenza e complicità che il realizzarli, nella società odierna, appare palesemente impossibile.
Gli odiatori vanno capiti, forse convinti a direzionare il loro impegno su una strada diversa, ma soprattutto non vanno provocati per motivi di traffico pubblicitario on line. Prendete ad esempio il caso che si è manifestato nelle ultime ore: il sito Mag24.es – giudicato dagli analisti del NewsGuard tra i primi siti italiani di disinformazione – pubblica l’11 gennaio 2022 un post su Enrico Mentana e la sua rivista Open, dopo due ore Open pubblica un post su Mag24.es.
Enrico Mentana, giornalista professionista, direttore del Telegiornale su La7 nonché direttore della rivista Open, risponde dopo poche ore, dando visibilità al sito Mag24.es, attaccandolo per la sua disinformazione.
Ovviamente l’effetto sui social è divisivo, da una parte i tifosi di Open attaccheranno la rivista Mag24.es e dall’altra i tifosi di quest’ultima attaccheranno i primi, se l’odio non viene alimentato in questo modo sicuramente vengono alimentate le frizioni tra tifoserie.
L’effetto?
Peggiorare un già disequilibrato “mondo social” in cui non solo la mamma degli imbecilli è sempre incinta quanto sappiamo essere in attesa di un parto gemellare.
La domanda che mi pongo da spettatore è la più vecchia del mondo: “Cui prodest?”. Il giornalista professionista può scendere in rissa con un portale anonimo la cui gestione non è conosciuta? A chi giova creare tifoserie, alimentandole nell’odio?
Domande a cui la risposta appare chiara nelle strategie della comunicazione, tuttavia lascio alla sensibilità di chi ha letto sin qui nel dare la risposta che più ritiene corretta.
Dal 1992 sostengo e promuovo il web e da anni raccolgo ove possibile i cocci di una tecnologia, nata per migliorare l’umanità e che invece è stata distrutta dalla stessa umanità che voleva salvare.
“Internet è per tutti ma non tutti sono per Internet”.