La vergognosa verità sulla unificazione d’Italia
«Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”».
Queste le prime righe del libro “Il Nuovo Terroni”, il libro di Pino Aprile che ha il merito di aver squartato la retorica storico-nazionalistica italiana.
I Mille, Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Camillo Benso, conte di Cavour, non diedero inizio ad un nuovo Regno ma ad una guerra etnica in cui le stragi, i massacri, le deportazioni, gli stupri, le torture, gli stermini furono premiati con medaglie al valore.
Un libro coraggioso, vero, frutto di uno studio storico-investigativo durato una vita che svela la triste Storia dell’unificazione dell’Italia che, come ha scritto Giordano Bruno Guerri dopo la pubblicazione del libro: “nulla sarebbe più potuto continuare allo stesso modo, e avremmo avuto un’Italia e una storia “prima” e “dopo” Terroni.”
Un libro che mi ha colpito molto, non sapevo che ai militari savoia, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli piemontesi ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali e che praticarono la tortura.
Non potevo sapere che negli atti parlamentari del Regno d’Italia, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila» mentre un altro deputato affermò che sarebbe stato meglio insabbiare tutto per evitare «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire».
Garibaldi giudicò l’annessione spontanea del sud come «cose da cloaca», si riferiva a quando si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna?
Ho sempre immaginato che i briganti fossero proprio briganti, non ex soldati borbonici e patrioti datisi alla guerriglia per difendere il proprio Paese invaso dai Savoia.
Sono rimasto scioccato quando ho letto che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono i Savoia, per tormentare e farvi morire i meridionali che non vollero essere conquistati.
Non potevo immaginare che il Parlamento torinese diede il compito all’allora Ministro degli Esteri dell’Italia unita di trovare «una landa desolata», fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportare i meridionali ed eliminarli lontano dagli occhi indiscreti dell’Europa.
Mi è stato svelato che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie sia stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia ai danni della Spagna. Non potevo sapere che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al 1860, la parte più industrializzata della penisola, in grado di competere per innovazione e competenza nelle costruzioni navali e industria ferroviaria con il resto dell’Europa.
A scuola ero bravo in Storia, ho creduto ai libri di storia, alla leggenda di Garibaldi, oggi la storiografia mi impone di togliere il velo di ipocrisia e sterminio sulla genesi della mia Patria.
Il libro è pieno di dettagliate ricostruzioni storiche, frutto di anni di ricerca presso gli Archivi di Sato, presso le sacrestie in cui i parroci annotavano scrupolosamente i nati e gli stermini di massa.
Pasquale Cavalcante, “brigante” di Corleto, ex soldato delle truppe borboniche di “Francesco II” disse -prima di essere impiccato- che al sud su ogni casa si sarebbe dovuta scrivere questa frase: «Io sarei vissuto onesto, se mi avessero lasciato in pace»
L’invasione e il saccheggio non lasciarono ai terroni altra scelta di sviluppare quel diritto all’arbitrio e alla sopravvivenza, quella fuga dalla propria terra, che ancora oggi è il dramma di questo dannato Paese.
Un’opera morale di riconciliazione può sanare oggi la Nazione, perché fatta l’Italia ancora non sono stati fatti gli italiani.