Internet, la Costituzione italiana e i fanatici della Rete
Ho difficoltà nel condividere le ultime affermazioni che circolano in Rete, mi riferisco in particolare alla proposta del costituzionalista Prof. Stefano Rodotà il quale, nell’ultimo IGF Italia 2010, ha proposto la modifica della Costituzione italiana, in particolare aggiungendo un art.21-bis di questo tenore: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.”
Per dar forza alla proposta di modifica alla Costituzione la rivista Wired, diretta da Riccardo Luna, promuove una raccolta di firme con l’auspicio affinchè si apra “ una discussione vera sul senso profondo della Rete e che, con i miglioramenti che il dibattito porterà, entrino presto nella Costituzione italiana”
Ma ritorno all’affermazione “letta con solennità” dal Prof. Rodotà, questo è ciò che riporta il sito, con cui si chiede la modifica della Costituzione responsabilizzando “un semplice mezzo di comunicazione quale soluzione per rimuovere ogni ostacolo di ordine economico e sociale”.
L’affermazione è palesemente infondata, falsa, demagogica e non tiene conto di alcuni fattori normativi e socialmente consequenziali: primo fra tutti il fatto che ad Internet si collega molto meno del 49% della popolazione italiana, quindi un quorum che non attribuisce neanche valenza ad un referendum.
Per chi studia questa materia ricorda che il Capo IV del Decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 – Codice delle comunicazioni elettroniche – in Gazzetta Ufficiale n.214 del 15 settembre 2003 disciplina il – Servizio Universale e diritti degli utenti in materia di Reti e di servizi di comunicazione elettronica – in particolare gli art. 53 e ss è previsto che, sul suolo nazionale, è tutelata ogni richiesta dell’Utente (quindi parliamo di persona) volta a garantire la fornitura del servizio universale ad un prezzo accessibile, nel rispetto dei principi di obiettività, trasparenza, non discriminazione e proporzionalità.
Per servizio universale viene inteso quello di telefonia e connessione dati, quindi in altre parole il diritto all’accesso ad usare una “commodity tecnologica” per gli usi più disparati.
Le conseguenze economiche e sociali della proposta del Prof. Rodotà riguarderebbero la ricaduta sull’economia, oggi costituita dagli operatori telefonici e dai ISP, nel dare ad Internet una valenza costituzionale inoltre “andremmo a creare una disparità tra i mezzi di comunicazione per censurarne altri, evidentemente ritenuti meno meritevoli di tutela.” (G.Pomante)
In parole povere, non giova ad Internet ogni forma di fanatismo, mentre già 900 persone che “ignorano” altre ragioni, hanno aderito alla petizione. Sarà l’effetto del “comportamento del gregge“?
Nel 2007 ho affermato che Internet non è dei Governi, delle multinazionali, delle aziende più ricche, la Rete non è bianca, non è nera, rossa o gialla, non è di pochi eletti, la Rete appartiene – di fatto – a tutti Noi; credo che questo messaggio sia ancora attuale soprattutto nei confronti di coloro che si assumono a pretestuosi rappresentanti.