Possiamo toccare tutto in nome di Internet, anche la Costituzione italiana. Ma con quale effetto?
Il 30 novembre sono stato tra i primi, grazie a Roberto Scano, a comunicare la mia perplessità nei confronti della proposta del Prof. Stefano Rodotà volta ad aggiungere l’art.21-bis nella nostra Costituzione dal tenore: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.”
Sono passati quattro giorni e voglio raccontarvi ciò che è successo perché in alcuni tratti è drammatico e in altri è comico.
In primo luogo, per ciò che mi risulta, hanno assunto posizioni critiche Fulvio Sarzana di S.Ippolito, Luca Annunziata, G. Riccio, ed una serie di riviste on line che hanno dichiarato di non aderire e promuovere l’iniziativa.
Ciò che ho riscontrato nelle ultime ore è che sulla Rete si sono formate tre correnti di pensiero:
– la prima che chiamerò “l’ha detto Rodotà”, la quale mi ha dato del blasfemo;
– la seconda che chiamerò “Internet lo vuole” la quale mi ha accusato di tradire la mia passione per Internet;
– la terza che ha concordato sull’intempestività della proposta Rodotà, sulla sua infondatezza è inattuabilità che chiameremo “i razionali” visto che sono additati come i più critici nei confronti della “cieca fede” in Internet.
Ma passiamo ai fatti:
Le mailing list dei tecnici, quelli che “Internet lo vuole”, credono che la Rete sia usata solo dai buoni e che i cattivi usino “esclusivamente carta e calamaio”.
L’esempio concreto è l’uso di Twitter che, lo scorso anno, se da una parte ha favorito la protesta in Iran dall’altra è servito successivamente al governo per porre delle taglie e trovare i manifestanti. Come dicevo, i tecnici sono insorti affermando che “un giurista, perché tale, ha idee vecchie” e che Internet inserita nella Costituzione sarebbe libera da ogni censura.
Da aggiungere che in altre nazioni come Brasile, Finlandia e Danimarca hanno inserito norme costituzionali per la diffusione di Internet. Quindi funziona!
Bene, stiamo parlando di altre realtà sociali fondate su elementi legislativi diversi dal nostro, pertanto non è possibile “imitare” sic et simpliciter modelli esteri. Ho provato a difendermi, ma gridano tanto forte che non riescono ad ascoltare.
Le mailing list dei giuristi, quelli che “l’ha detto Rodotà” sono insorte perché è un professore ordinario e non dev’essere contraddetto. In più mi hanno evidenziato – con ironia – che il Prof. Rodotà è ordinario di diritto civile e non è un costituzionalista come da me riportato, questo lo sapevo ma mi sono limitato a riprendere la fonte di Wired che lo indica quale costituzionalista, se avessi scritto civilista mi avrebbero “impallinato” gli altri affermando una tesi diversa da Wired.
Quindi come la fai, sbagli sempre!
I razionali, che pur “amando Internet, pongono dubbi sulla “fede incondizionata”, hanno evidenziato in modo preciso e puntuale che la previsione costituzionale non aiuterebbe il diffondersi di Internet anzi creerebbe sotto il profilo processuale penalistico qualche problema.
Concludendo, le mie riflessioni sono di natura pratica e giuridica partendo dall’assunto che lo Stato italiano non ha un esclusivo e indipendente potere sulla rete Internet in senso globale (ma solo sui pochissimi server posti sul suolo italico), per questo motivo non può inserire in ambito costituzionale una norma sulla quale non può esercitare un completo potere “legislativo, esecutivo, giudiziario”.
Inoltre Internet è sorretto da una fortissima ingerenza delle aziende private e per tale non ritengo adeguato inglobarlo nella previsione normativa di rango costituzionale in quanto le aziende si vedrebbero attribuite competenze e finalità di rango superiore.
Infine, la proposta del Prof. Rodotà garantisce l’”accesso ad internet” ma non parla “esplicitamente” di libertà e modalità di utilizzo quindi non introduce qualcosa di innovativo, ma al contrario qualcosa di pericoloso.
Un esempio: la Costituzione garantisce la libertà di stampa.
Giusto?
“Si”
Bene, immaginate tutte le Leggi che introducono norme regolatrici di questo diritto costituzionale, tutte le interpretazioni giurisprudenziali, tutte le problematiche che si avvicendano dietro questo diritto costituzionale e gli effetti che hanno nella pratica quotidiana.
Lo avete fatto?
Ora, desiderate che lo stesso accada per Internet?
“Io no, per questo mi oppongo.”