Una triste pagina italiana
A volte ci sono vicende che non si vorrebbero raccontare, poi prevale il senso della condivisione, magari si auspica un confronto e allora si decide di lanciare dei bit sul web quale testimonianza.
Roma 14 dicembre 2010 sarà ricordata come una triste pagina della storia italiana, non tanto per l’attività parlamentare infarcita da false dichiarazioni, ripensamenti, scissioni, sospetti e giochi di potere quanto per gli scontri che hanno devastato il centro storico della Capitale. (luoghi che definisco intoccabili da atti di questo genere)
Iniziamo dal giorno prima in cui, durante i telegiornali Rai della sera, è stata data una notizia di questo tenore: “per la giornata di domani saranno disposti due-tre mila Agenti a tutela dell’ordine pubblico per la concomitanza di più manifestazioni”. Il servizio mostrava le immagini di alcuni agenti di Polizia in divisa antisommossa presso la Stazione Termini. Il servizio giornalistico, continuava affermando: “i Servizi assicurano che non c’è il rischio che la manifestazione degeneri in forme di protesta violenta”.
I fatti hanno dimostrato il contrario ponendo in ragionevole dubbio le dichiarazioni dei Servizi o le capacità del giornalista.
Personalmente, vorrei tanto sbagliarmi ma ero nelle vicinanze e dalle successive immagini riportate da SkyTg24, credo che qualcosa non abbia funzionato, tanto da porre in serio rischio l’incolumità degli Agenti delle Forze dell’Ordine e, in taluni casi, anche quella dei manifestanti che, per la maggior parte, erano minorenni.
Ciò che potete verificare dalle immagini televisive è stata la “mancanza” di organizzazione e coordinamento delle Forze dell’Ordine, nel momento in cui sono state chiamate a fronteggiare i violenti saccheggiatori (e non manifestanti) che non erano pochi ma almeno un migliaio.
La prova di quanto affermo è documentata dalle numerose foto e filmati in Internet, che riportano gli spiacevoli episodi tra questi quello di “un finanziere a terra” isolato e circondato dai violenti con grave rischio per la sua incolumità e tutto preso nel difendere con coraggio la pistola di ordinanza dal probabile furto.
E’ mancato un coordinamento, forse un addestramento specifico, perché se vediamo le immagini degli Agenti con i manganelli questi corrono in modo appesantito, sparso ed autonomo avanti e indietro per via del Corso, vediamo Agenti non coordinati che non creano un muro umano da porre quale deterrente visivo ai manifestanti, non vediamo su ogni fronte la folta presenza di “Carabinieri o Polizia” in divisa antisommossa, non vediamo assolutamente un idrante che certamente, vista la temperatura rigida, avrebbe facilmente “congelato” i bollenti spiriti dei più facinorosi.
Non sono stati impiegati due-tre mila agenti, altrimenti non si spiega la pessima idea di porre i furgoni per sbarrare le strade con l’effetto che i mezzi sono stati danneggiati, distrutti se non addirittura bruciati (via del Corso anglo Piazza del Popolo) in quanto abbandonati all’ira dei “violenti”.
Una cosa è certa le Forze dell’Ordine sono state colte di sorpresa, non sono state ben coordinate e non avevano la benchè minima idea di come fronteggiare una folla inferocita. Poi mi pongo una domanda: “come mai erano presenti militari della Guardia di Finanza in tenuta ordinaria? Quindi personale non addestrato o pronto per situazioni di guerriglia urbana?”
Signori, in un Paese che ha a cuore le sue Forze dell’Ordine, la sicurezza dei Cittadini, quella dei Turisti, quella del proprio patrimonio storico-culturale ci si aspetta una maggiore professionalità. – ricordo che sono 50 i feriti tra le Forze dell’Ordine e oltre 40 tra i manifestanti – questo è l’indiscutibile frutto di una cattiva gestione.
I partecipanti alla manifestazione, quella vera, hanno dimostrato grande collaborazione non solo nell’invitare i violenti a desistere attraverso cori del tipo: “basta, basta fermatevi”, quanto hanno abbandonato civilmente i luoghi non infoltendo le fila dei violenti.
Ora occorre fare un’analisi seria, perdere l’abitudine di diramare pomposi proclami e studiare future forme di gestione per queste emergenze, con l’auspicio comune che non si verifichino più.