Autonomia regionale: scelta politica sì, ma conveniente
Maggiore autonomia, innanzi tutto, non è indipendenza.
E’ noto che molti sindaci lombardi e veneti, anche non legati politicamente alla Giunta Maroni e Zaia, hanno dato il loro endorsement al referendum. Stanno cercando di evitare che venga identificato come conquista politica, ed è comprensibile. Vogliono salire tutti sul carro del vincitore.
Si tende allora a dissociare questa vittoria dalla Lega Nord. In Lombardia e Veneto, quantomeno, dove la questione ha risonanza.
Ci tengono a dire che una maggiore autonomia ce l’hanno già altre regioni. Dicono che nessuno si sogna di attribuire un colore politico agli statuti speciali del Trentino Alto-Adige, della Sicilia, della Sardegna, della Valle d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia.
Ma un colore politico ce l’hanno avuto, eccome. Prendiamo l’autonomia della Sicilia.
La Sicilia è stata resa autonoma nella Costituzione per frenare le spinte del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, che durante la Resistenza era rinato. La Sicilia ha sempre avuto al suo interno delle correnti indipendentiste, che in epoca di regime centralizzato erano state messe a dormire. Per togliere significato al Movimento di Indipendenza, lo Stato riconobbe un’autonomia amministrativa e finanziaria alla regione, e la loro Assemblea Regionale è organo legislativo tutti gli effetti. Alcuni siciliani lo chiamano addirittura “parlamento”.
Inoltre, il nome della Regione è Regione Siciliana, e non Regione Sicilia. Ricorda forse “Repubblica Italiana”? Direi che c’è molta più politica di quella che sembra.
Mi sembra una conquista importante questa di Lombardia e Veneto. in fondo è la stessa Costituzione (art. 116, comma 3) a prevedere la possibilità di contrattazione tra Stato e Regioni per una maggiore autonomia. Consiglio la lettura a chi sostiene che i termini di questa autonomia non sono chiari.
Ovviamente, andrà decisa con il governo centrale.
La vittoria schiacciante del referendum darà un maggior potere contrattuale alle due regioni, quando andranno dallo Stato a contrattare i dettagli.
L‘Emilia Romagna può sembrare lontana da questo traguardo, ma personalmente spero che l’esempio delle due regioni vicine ci dia un segnale. Disperdere le proprie tasse fuori dalla regione, quando si hanno attività produttive così avviate, è davvero uno spreco. Presto ci accorgeremo che è possibile evitarlo.