Bottega Veneta il Made in Italy diffamato dall’ignoranza social
Presso il negozio della Bottega Veneta di Firenze entra un russo che chiede di poter acquistare alcuni articoli, la commessa ricorda all’acquirente che le policy aziendali vietano la vendita diretta a cittadini provenienti e con passaporto rilasciato dalla Federazione Russa.
Il Cliente riprende con un video la giovane donna, nonostante la stessa non dia il consenso ad essere ripresa, quindi riporta l’esperienza vissuta sui social in cui la becera indignazione quotidiana sappiamo emettere sentenze frettolose, isteriche e irrazionali.
Il contraccolpo sui social per la Bottega Veneta non è da poco, accusata di razzismo e di discriminazione l’azienda riceve nell’arco di poche ore tantissime recensioni negative tanto da far ritirare il brand dal motore di ricerca (Google) per il basso indice legato alle recensioni.
Ma l’azienda Made in Italy è stata razzista o discriminatoria verso i cittadini russi?
Ovviamente no, lo spiega chiaramente il Regolamento di esecuzione (UE) 2022/427 del Consiglio 15 marzo 2022 che attua il regolamento (UE) n. 269/2014 concernente misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina.
Precisamente all’art. Articolo 3 nonies 1. È vietato vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, i beni di lusso elencati nell’allegato XVIII a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Russia, o per un uso in Russia.
Se una responsabilità è possibile iscrivere alla gentile commessa è quella che viene determinata dal fatto di aver consigliato all’acquirente di ricorrere all’escamotage di far acquistare il bene tramite un cittadino italiano, questo consiglio andrebbe punito dall’articolo 12 che recita:
“È vietato partecipare, consapevolmente e intenzionalmente, ad attività aventi l’obiettivo o l’effetto di eludere i divieti di cui al presente regolamento.» Ossia vendere beni a persone fisiche o giuridiche appartenenti alla Federazione Russa.
Concludendo non ci troviamo davanti una meschina e arbitraria condotta, dettata da russofobia, posta in essere dalla Bottega Veneta e dalla sua operatrice di vendita, siamo davanti ad un momento bellico in cui vi sono l’applicazione di stringenti sanzioni economiche europee nei confronti della Federazione Russa.
Resta il monito verso i leoni da tastiera di essere più informati e più corretti in quanto i danni di immagine causati alle aziende se non fondati possono essere perseguiti per legge per diffamazione e danno all’immagine.
Come sempre “Internet è per tutti ma non tutti sono per Internet”.