Che Iddio protegga l’Italia
Desidero pubblicare sul mio diario, a futura memoria, le tre lettere che il Sen. Francesco Cossiga Presidente emerito della Repubblica italiana ha lasciato rispettivamente al Presidente dello Stato, al Presidente della Camera, al Presidente del Senato.
Non esprimo giudizi sul suo operato, come potrei e come potrebbe qualunque persona che non abbia vissuto quei momenti difficili che hanno caratterizzato un periodo storico del nostro Paese o, come spesso lo indica il Sen. Cossiga, la nostra Nazione.
Quello che mi ha colpito e forse un pò spaventato è la frase con cui il Sen. Cossiga chiude due delle tre lettere: “Che Iddio protegga l’Italia”, una frase che usò anche in un momento difficile allorquando il 31 dicembre del 1991, diede il “saluto di fine anno agli italiani” più breve della storia repubblicana. (lo trovate sotto).
Il 1992, anticipato dalla frase “Che Dio protegga e benedica l’Italia”, fu l’anno delle stragi di Capaci e di via d’Amelio dell’avvio di “mani pulite”, di una stagione difficilissima del Paese che portò la fine della “prima repubblica” e con lo smantellamento di gran parte del potere politico-parlamentare.
Oggi, nell’attuale incertezza politica, cosa può accadere, forse nulla o forse tutto.
Ecco il video del 31 dicembre 1991
LA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
LA LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO RENATO SCHIFANI «Onorevole Presidente del Senato della Repubblica nel momento in cui il giudizio sulla mia vita è misurato da Dio Onnipotente sulle verità in cui ho creduto e che ho testimoniato e sulla giustizia e carità che ho praticato, professo la mia Fede Religiosa nella Santa Chiesa Cattolica e confermo la mia fede civile nella Repubblica, comunità di liberi ed uguali e nella Nazione italiana che in essa ha realizzato la sua libertà e la sua unità». «Fu per me un onore grande servire la Repubblica, a cui sempre sono stato fedele; e sempre tenni per fermo onorare la Nazione ed amare la Patria. Fu per me un privilegio altissimo: rappresentare il Popolo Sovrano nella Camera dei Deputati prima, del Senato della Repubblica quale Senatore elettivo, Senatore di diritto e a vita e Presidente di esso; e privilegio altissimo fu altresì servire lo Stato nel Governo della Repubblica quale membro di esso e poi Presidente del Consiglio dei Ministri ed infine nell’ufficio di Presidente della Repubblica. Nel mio testamento, ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato, con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità». «Per quanto attiene le onoranze che i costumi e gli usi riservano di solito ai membri ed ex-Presidenti del Senato, agli ex-Presidenti del Consiglio dei Ministri ed agli ex-Presidenti della Repubblica, qualora Ella ed il Governo della Repubblica decidessero di darne luogo, è mia preghiera che ciò avvenga dopo le mie esequie, con le modalità, nei luoghi e nei tempi ritenuti opportuni. Voglia porgere ai valorosi ed illustri Senatori il mio ultimo saluto ed il mio augurio più fervido di ben servire la Nazione e di ben governare la Repubblica al servizio del Popolo, unico sovrano del nostro Stato democratico. Che Iddio protegga l’Italia! Francesco Cossiga».
LA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA CAMERA GIANFRANCO FINI «Signor Presidente nel momento in cui nella fede cristiana lascio questa vita, il mio pensiero va alla Camera dei deputati, nella quale, per voto del popolo sardo, entrai nel 1958 e fui confermato fino al 1983, anno in cui fui eletto senatore. Fu per me un grandissimo e distinto privilegio far parte del Parlamento nazionale e servire in esso il Popolo, sovrano della nostra Repubblica. Professo la mia fede nel Parlamento espressione rappresentativa della sovranità popolare, che è la volontà dei cittadini che nessun limite ha se non nella legge naturale, nei principi democratici, nella tutela delle minoranze religiose, nazionali, linguistiche e politiche. Professo la mia fede repubblicana e democratica, da liberaldemocratico, cristianodemocratico, autonomista-riformista per uno Stato costituzionale e di diritto. Ringrazio i parlamentari tutti per il concorso che in tutti questi anni hanno dato con l’adesione o con l’opposizione, con l’approvazione o con la critica alla mia opera di politica. A tutti i deputati e a Lei, Signor Presidente l’augurio di un impegnato lavoro al servizio della libertà, della pace, del progresso del popolo italiano. Dio protegga l’Italia. Con cordiale amicizia, Francesco Cossiga».