Dal politicamente corretto all’emotivamente corretto
Le popolazioni europee, tra le più antiche del pianeta sono state barbare, sanguinarie, oscurantiste ma allo stesso tempo capaci di offrire, al progresso dell’Uomo, eccellenze nel campo filosofico, artistico e culturale.
I condizionamenti geografici, climatici, alimentari o banalmente operati da guerre ed epidemie, hanno condizionato non poco l’evoluzione della popolazione europea, tracciandone: economie, politiche e peculiarità culturali.
In questi anni la forte crescita tecnologica, il benessere diffuso, l’avanzato livello sanitario hanno di fatto impoverito lo spirito di sopravvivenza di una popolazione non più capace di autodeterminarsi e difendersi.
Dall’altra, popolazioni non europee, hanno rinforzato con radicali dogmi religiosi una forte coesione e aggressività che li rende pericolosi, determinati e invasivi.
Se tutto questo non bastasse, la post ideologia del “politicamente corretto” è diventata, spinta anche dai social network quali potenti megafoni per la comunicazione globale, “emotivamente corretta”.
Se per anni ci hanno inculcato che la parola straniero era dispregiativa verso una persona non nata in quel luogo, oggi chiedere ad un italiano – con evidenti tratti somatici asiatici – dove sia nato potrebbe essere considerato un modo per confinarlo nella sua condizione di immigrato o figlio d’ immigrati.
Eliminati aggettivi per identificare le preferenze sessuali di una persona, sostituiti da termini più “sentimentalmente corretti”, ci siamo uniformati in una sorta di buonismo che se da una parte ha il compito di abbassare il rischio dei conflitti sociali, dall’altra ha creato una sorta di servilismo culturale.
Il ladro che entra in casa deve essere compreso e, sino a che non attenta alla tua persona, non è da considerarsi pericoloso quindi non è necessario difendersi; il nomade che vive di furti – che storicamente hai chiamato zingaro – è solo un soggetto in attesa di integrarsi; il politico corrotto che ha distrutto il tuo futuro sociale non è da biasimare sino alla condanna nel terzo grado di giudizio; il dipendente assenteista non è da licenziare perché ha una giustificazione che deve essere ascoltata e compresa.
Insomma la cultura “emotivamente corretta” ha abbassato le capacità di provare qualunque sentimento di autotutela e autodeterminazione nella società, occorre comprendere tutti, occorre ascoltare tutti nella utopistica visione di una società integrata, non solo tra razze diverse, quanto tra stili di vita opposti.
Ti lamenti per la puzza di kebab? Sei razzista!
Non comprendi perchè una donna debba essere nascosta dietro un manto nero? Sei razzista!
Non comprendi le azioni terroristiche? La colpa è tua perchè i tuoi trisavoli hanno trattato male gli antenati di quelle persone!
Vorresti che i migranti fossero aiutati in casa loro con migliori condizioni di vita, evitando di morire in mare? Sei razzista!
Con il cedere, mediare, negoziare la propria storia, la propria religione, le proprie radici nell’accogliere l’altro, che strategicamente conserverà il suo pensiero rinforzandolo in relazione alla tua debolezza, si rischia di diventare schiavi di un comune pensiero che rinchiude nella gabbia dorata la tua libertà.
Una società in cui si teme la morte, in cui i bisogni primari vengono sostituiti da semplici forme di aggregazione telematica con ectoplasmi digitali di cui non si conoscerà mai nulla, sono i segnali della imminente caduta dell’Occidente come lo abbiamo conosciuto sino a questo momento.
Siamo davanti ad un Occidente militarmente forte ma politicamente debole, incapace per le strategie del consenso politico a difendersi, incapace di imporsi e svolgere, come in passato, azioni internazionali per porre fine alle guerre, per tutelare realmente i diritti umani in qualunque angolo remoto del pianeta.
Una strategia buonista che cambierà per sempre la nostra vita e quelle delle future generazioni.