Facebook senza chiarezza non merita un investimento pubblicitario
Il mese scorso mi sono scontrato con le regole interpretative di Facebook, sul giudizio non uniforme in merito ai contenuti pubblicati dagli utenti, sull’autoritarismo dell’azienda verso gli iscritti e in special modo quelli italiani.
Procediamo con ordine:
– Facebook ha delle regole molto rigide su cosa si può pubblicare sulla piattaforma, contemporaneamente rispetta la libertà di espressione degli utenti che possono scrivere quello che vogliono creando pagine e gruppi di discussione. Questo è bello da leggere e da sentire come regole aziendali, purtroppo poi una foto artistica di un seno nudo, magari di una mamma che allatta, viene dichiarata oscena e gruppi in cui si offende un malato di alzheimer restano aperti sebbene costituiscano reato. (Articolo 403 – Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone) Sul gruppo in foto segnalo l’ottimo commento di Antonio Lupetti.
– Facebook non manda in caso di incertezza un avviso all’utente – magari dando un termine di 60 minuti prima di disattivare il suo account – sarebbe auspicabile farlo chiedendo una spiegazione, magari per verificare se l’account è vero oppure è un fake. Invece sospende direttamente l’utente per 12-24-36-48 ore senza che quest’ultimo possa minimamente difendersi. Una volta avvenuto il blocco, dialogare con l’azienda è difficile quantomeno inutile.
Ma chi sono i soggetti che possono vietare la mia libertà di espressione soprattutto con regole estremamente interpretative?
– Facebook, come è noto, non tratta i dati degli utenti italiani in Italia evita con attenzione il dettato del Codice della protezione dei dati personali (Privacy) che all’ Art. 5. Oggetto ed ambito di applicazione prevede: 1. Il presente codice disciplina il trattamento di dati personali, anche detenuti all’estero, effettuato da chiunque è stabilito nel territorio dello Stato o in un luogo comunque soggetto alla sovranità dello Stato. 2. Il presente codice si applica anche al trattamento di dati personali effettuato da chiunque è stabilito nel territorio di un Paese non appartenente all’Unione europea e impiega, per il trattamento, strumenti situati nel territorio dello Stato anche diversi da quelli elettronici, salvo che essi siano utilizzati solo ai fini di transito nel territorio dell’Unione europea. In caso di applicazione del presente codice, il titolare del trattamento designa un proprio rappresentante stabilito nel territorio dello Stato ai fini dell’applicazione della disciplina sul trattamento dei dati personali.
Ma allora la sede in Italia Facebook a cosa serve?
La Facebook Italy s.rl. è una società a responsabilità limitata con un unico socio, con sede in Milano alla via Bianca Maria, n°23 la società italiana è di proprietà della:
L’oggetto sociale è la fornitura di servizi internet e di servizi di vendita, la vendita di spazi pubblicitari on line, il marketing e ogni altro tipo di attività connessa. La società inoltre svolge attività editoriale e redazionale in genere, esclusa la pubblicazione di quotidiani, ricolta agli utenti dei servizi offerti su Internet.
Poi seguono altre finalità finanziarie, tuttavia Facebook Italy srl, pur essendo di proprietà della holding statunitense, non curerà mai i dati personali degli utenti italiani che, come scritto nelle policy, dovranno rivolgersi all’estero a due cittadini americani Mr. Cipora Herman (nazionalità americana), e Mr. Theodore Ullyot (nazionalità americana). per conoscere come vengono trattati i Vostri dati. Se potete scrivere in inglese o in italiano non viene specificato, provate e “solo” se vi rispondono lo saprete.
Concludendo Facebook non si è rivelata quella piattaforma per lo sviluppo della democrazia, della trasparenza delle istituzioni, dello sviluppo economico nella società digitale. Nei fatti è un grande sfogatoio per raccogliere dubbie esperienze a cui è inutile legare investimenti pubblicità a meno che non ci si intenda rivolgere ad un popolo di fake, di bimbiminkia e di imbecilli digitali.
Potrebbe (ri)accadere che la vostra pubblicità del gelato o di una caramella si ritrovi legata a questa pagina.
Limitiamoci a Facebook pubblicando le foto dei gattini coccolosi o a veicolare, per comodità dello strumento, i nostri post agli amici. Se non cambierà radicalmente policy e condotte giuridiche a tutela degli iscritti, non ne vale la pena investire un solo euro in pubblicità.