Finanziate direttamente le StartUp, ascoltate i giovani imprenditori
Sono nato nell’era dei finanziamenti comunitari. Tra il 1980 e il 2000 si finanziava di tutto: formazione, artigiani, PMI per non parlare poi dei piani per la ricostruzione delle case distrutte dal terremoto.
Occorreva in quegli anni formare i giovani, creare impresa, sviluppare i mestieri, creare posti di lavoro e giù a cascata soldi dall’Europa spesso evaporati tra burocrazia e illegalità.
Oggi la Storia rischia di ripetersi.
Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione europea, ha annunciato l’arrivo di fondi per un valore complessivo di 100 milioni di euro destinati allo sviluppo delle startup che si vanno a sommare ad altri per incrementare “ad occhio” quella somma di 1,7 miliardi di euro.
Questi fondi non saranno erogati direttamente ai giovani imprenditori, ma passeranno attraverso consorzi, incubatori, acceleratori d’impresa, società di capitale di rischio, spazi di coworking, organismi di finanziamento regionali, associazioni di PMI e imprese tecnologiche. (Antonio Lupetti cit.)
La mediazione attraverso questi soggetti disperderà parte del finanziamento erogato, chiuderà il sistema, favorirà lobby, conventicole, interessi politici sino ad arrivare a forme di illegalità come il riciclaggio, non favorendo in alcun modo lo sviluppo e la crescita delle startup nel nostro Paese.
Penserete, a questo punto, quale sia una possibile soluzione da adottare e che criticare senza proporre alternative sia facile, mentre nel resto del mondo il sistema funziona e che Silicon Valley è un modello da perseguire.
Bene, vediamo in breve quali sono le soluzioni:
1) occorre che l’Italia avvii un serio piano di semplificazione amministrativa, sfrondi i balzelli informativi e autorizzativi della P.A., ponga nelle condizioni migliori i giovani e vecchi imprenditori di operare sul territorio. Questa operazione si fa in Parlamento e non fuori. Se dovessero arrivare soldi in un sistema malato questi serviranno solo a peggiorare tutto: radicalizzando e amplificandone i problemi. Al momento i decreti altisonanti degli ultimi due anni non hanno dimostrato di saper risolvere.
2) trasparenza e competenza nella gestione degli incubatori e dei soggetti che si pongono da mediazione tra le nuove imprese e l’Ente erogatore del finanziamento. Il finanziamento deve essere costantemente sottoposto alla revisione e controllo della Corte dei Conti con puntuali relazioni sull’attività e bilanci pubblicati online, obbligatoriamente aggiornati costantemente;
3) porre alla base del finanziamento la clausola che implichi che la Startup sviluppata attraverso il finanziamento pubblico, per i primi quindici anni di attività, conservi la sede e la produzione in Italia, altresì prevedendo che i soci stranieri siano nella compagine di minoranza o se di maggioranza rappresentati attraverso una sede stabilita in Italia;
4) tassazione agevolata subordinata al numero dei dipendenti assunti a tempo indeterminato.
Queste sono solo alcune proposte, il resto affidiamolo al buon senso.
L’unica avvertenza è di imparare dalla storia recente.
L’autostrada Salerno-Reggio Calabria è stata finanziata con soldi comunitari e dopo trent’anni è incompiuta, non lasciamo incompiute le future strade digitali che conducono al futuro dei nostri giovanissimi imprenditori.
Possiamo insieme risollevare le sorti di questo disgraziato Paese, ma occorre iniziare da… “ieri”.