Il confronto tra Massimo Russo e Riccardo Luna non centra il problema
L’Italia delle nuove tecnologie si è svegliata, il giorno dopo l’approvazione del decreto del fare, “D.L. 21 giugno 2013, n. 69 (G.U. 21‐6‐2013, n. 144 s.o. n. 50) –Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia”, con uno scambio di battute al vetriolo tra il neo Direttore di Wired Italia Dott. Massimo Russo e il Direttore di CheFuturo! (già direttore di Wired Italia) Dott. Riccardo Luna.
Fatto
Ieri mattina su “La Repubblica” leggiamo tre pagine, a firma di Riccardo Luna, in cui il giornalista promuove sia lo spirito di alcune neo aziende innovative (in gergo StartUp) che hanno avviato il loro business nel settore digitale e delle comunicazioni sia lo spirito pionieristico di coloro i quali hanno creduto in questo nuova economia.
Qualche minuto dopo, su Wired Italia il Direttore Massimo Russo ha risposto con molta veemenza all’articolo scritto da Riccardo Luna, accusandolo – tra le righe – di: concorrenza sleale, violazione del segreto aziendale, scorrettezza professionale. Se ciò non bastasse ha scritto apertamente: “Caro Riccardo, ma non sarà che il futuro cui pensi è solo il tuo?”
Nei social network è scoppiata la corsa al commento, sono state fatte riemergere vecchie polemiche su campagne di comunicazione e iniziative, mentre qualcuno non ha perso l’occasione per esprimere il suo pessimo giudizio su uno o entrambi i protagonisti del dibattito. Il vizio italico di dividersi per schierarsi per uno dei due contendenti ha trovato l’ennesimo terreno fertile.
Alle accuse di Massimo Russo, è seguita la pacata replica di Riccardo Luna, che dalle pagine di CheFuturo!, ha risposto con toni collaborativi spiegando le ragioni del suo articolo e non per ultima la sua consulenza professionale, svolta a titolo gratuito per il MIUR.
Su questo, mi permetto di far notare come il “titolo gratuito” non sia una scriminante, in quanto la visibilità, i contatti, la rete professionale che scaturiscono dall’incarico istituzionale sono di per sé un vantaggio per la persona chiamata. E’ giusto che sia così, ma magari non si nasconda dietro la gratuità.
A questo punto, illuminante un commento su Facebook:
Adesso a mente fresca, da operatore giuridico e a stretto contatto con le neo imprese innovative, mi preoccupo di un aspetto che è sfuggito ad entrambi i prestigiosi Direttori e che provo a descrivere con una serie di domande: “Il wi-fi porterà realmente beneficio all’economia italiana?”; “Le StartUp digitali sono la soluzione per il Paese?”; “Stiamo illudendo i giovani con falsi miti?”; “In forza della nostra passione verso il digitale stiamo dando un messaggio economico e pedagogico corretto?”
Su queste domande, ogni giorno in relazione all’economia digitale, mi interrogo e mi responsabilizzo.
Come altre volte ho scritto, le difficoltà per l’apertura di un panificio in Italia sono dieci, venti, cento volte superiori a quelle che incontra una neo azienda innovativa.
Licenze, permessi, esami, autorizzazioni, ispezioni delle ASL, dei Vigili del Fuoco, dei Vigili urbani, approvazione del progetto dei locali, misure di sicurezza, dialogo con le banche, mutui, ipoteche, fideiussioni, acquisto dei macchinari, dialogo con i fornitori, ricerca del personale qualificato, iscrizioni alla Camera di Commercio, standard e verifiche sulla qualità igienica…insomma i nostri giovani panettieri non sono di serie B rispetto ai “nerd” tanto di moda che spesso si lamentano per la burocrazia che incontrano.
Credo con tutto il cuore che si debbano premiare i giovani che restano in Italia, a prescindere se legati alla tastiera, alla farina, all’argilla o al ferro. I nostri giovani per realizzare il proprio progetto devono superare tante difficoltà; allo stesso modo non bisogna farne dei martiri o dei supereroi o peggio dividerli in classi di seria A e serie B.
Il messaggio di Riccardo Luna, tiene conto di tutti questi fattori? si può “ragionevolmente” credere che grazie alle startup (normalmente composte da un numero esiguo di operatori rispetto al settore industriale e metallurgico) si possa aiutare questo Paese?
La disamina a pag. 12 del libro “CambiamoTutto! La rivoluzione degli innovatori” intitolata “Startupper Di come si creano i posti di lavoro grazie al web e del perchè dobbiamo diventare la startup di noi stessi” mi sembra un pizzico azzardata per il nostro Paese, non possiamo di certo recepire “sic et simpliciter” prassi ed esperienze statunitensi seppur vincenti.
Il nostro Paese è diverso per cultura, dimensioni, numero di abitanti, risorse economiche, legislazione e territorio pertanto lo studio di un modello ad hoc è auspicabile.
Che ci si confronti su questi temi, trovando forme di sviluppo risolutorie.
Sono sorpreso quando su linkedin, attraverso una banalissima ricerca riscontro che in Italia ci sono: 109.702 SEO, 5.147.623 operatori di marketing, 78.560 Social Media Manager, 5.640 Digital PR e infine 1.927.450 CEO mi domando se ci sia mercato per tutti questi operatori.
A molti giovani occorre spiegare che non tutti diventeranno come Jobs e Zuckerberg e che forse devono iniziare a mollare le tastiere e dedicarsi ad altra attività lavorativa, ricordando che l’insuccesso nel lavoro non è mai solo ed esclusivamente dovuto alla colpa degli altri.
Infine, a Noi adulti il difficile compito di dialogare, sempre con forme che siano motivanti verso i giovani, ma che tuttavia tengano conto della realtà per non creare falsi miti, fanatismi e soprattutto mostrino quell’elemento pedagogico ed etico che da sempre è affidato a chi è più avanti negli anni.
Cari Direttori, non lasciate che vi divida – come nella foto – una connessione wi-fi e come NON diceva Steve Jobs: “Siate realisti, siate consapevoli”
Buon lavoro.