Il digitale secondo Renzi, Luna e me
Reggia di Venaria, 21 novembre 2015. L’ Italian Digital Day annunciato come tutte le iniziative di Riccardo Luna nell’equivoco di essere: un po’ riunione annuale degli associati dell’Associazione culturale “Digital Champions”, un po’ come presentazione del piano digitale del Governo Renzi si è concluso.
Il programma dell’evento è stato incerto sino a poche ore prima dell’inizio, ma alla fine nella splendida cornice piemontese, si è svolto il classico spettacolo: prolisso, demagogico, populista ed evanescente del digitale.
In verità nel 1998 nei convegni in cui partecipavo i temi erano gli stessi, si descrivevano le grandi opportunità di Internet, dell’informatizzazione della Pubblica Amministrazione, del valore di un sito istituzionale per un Ente pubblico, dell’importanza di internet per le aziende e i loro mercati.
Dopo anni, cambiano i prodotti ma non si innovano i temi, restano le solite minestre riscaldate al microonde che permettono a pochi di poter godere posizioni al vertice, consulenze e benefit, mentre la massa – con tutti i suoi limiti – continua a lamentarsi per l’ennesima occasione persa per digitalizzare il Paese.
Ho seguito l’evento in streaming, assistito da una Twitter cronaca e queste sono le mie brevissime riflessioni:
- Ancora resta poco trasparente l’attività dell’Associazione Digital Champions, forse sarà chiarita quando – a norma dello Statuto – sarà chiesto all’Assemblea degli Associati di approvare il bilancio consultivo e preventivo per il 2016. Solo allora si conosceranno i finanziatori, i costi, le spese le reali strategie dei Digital Champions.
- Nell’Italian Digital Day sembrava che dovesse essere presentato il piano del Governo italiano per digitalizzare il Paese, i più ottimisti – come me – immaginavano un cambio di rotta sull’ art.29 della Legge di stabilità 2016 magari ribaltando il taglio del 50% delle spese informatiche nella Pubblica Amministrazione con un incremento consistente sulla spesa, ma questo non è successo
- Sul palco si sono alternati: scrittori, top manager, professori, imprenditori ed una simpatica ragazzina ammaestrata che sciolinava quanto è bello il digitale contro la guerra, quanto è utile il digitale nella scuola. Peccato, ma lo scoprirà studiando la Storia e la Geografia su un libro o su un e-book, che la guerra si sconfigge con la buona economia e la scuola si regge su insegnanti responsabili e non su strumenti innovativi.
- Il Presidente di Telecom Italia SpA, Giuseppe Recchi, ha parlato degli sforzi necessari per portare la banda larga, la fibra ottica nel Paese. Il progetto è vecchio, inutile e sarà a breve superato dalla completa diffusione e conseguente abbassamento dei costi del 4G e poi del 5G; intanto alcuni continuano a pensare di scassare strade e palazzi per portare cavi e montare centraline, assurdo! Magari una buona soluzione sarebbe iniziare a limitare la pubblicità e ammodernare l’infrastruttura tecnologica dell’operatore telefonico.
- L’intervento di Paolo Barberis, consigliere per l’Innovazione di Palazzo Chigi , è stato dedicato ai nuovi progetti del Governo per la Pubblica Amministrazione, peccato che i vecchi progetti – che non sono costati due spiccioli e che sono durati alcuni lustri – finiranno nel cassetto dello spreco italico, perché l’innovazione viene erroneamente intesa come: “rilanciare e non risolvere”.
- Utile l’intervento della Polizia di Stato, interessante perchè ha mostrato il proprio lavoro non solo rivolto al contrasto dei reati informatici, quanto nell’aiutare i giovani cittadini ad un uso responsabile e consapevole di Internet. Rispetto!
- L’unico intervento che ho apprezzato è stato quello dello scrittore Alessandro Baricco, amico schietto da sempre della Leopolda, che ha spiegato in pochi minuti l’evoluzione del linguaggio digitale, i connessi risvolti sociali, le naturali conseguenze umane, il pericolo del fanatismo tecnologico. Immenso! Si è anche permesso di dare amichevolmente del chiacchierone a Riccardo Luna, ma questo lo sapevamo, non c’era bisogno di ricordarcelo;
Una menzione particolare merita l’ospite illustre della giornata: il Presidente Matteo Renzi che ha ascoltato gli interventi dei relatori per poi compiere il solito e stucchevole engagement allo smartphone e ai social network, arricchendo il dibattito con un’idea contro il terrorismo: “taggare i potenziali sospetti”.
Il Presidente del Consiglio ignora che per “taggare i sospetti”, occorre taggare tutti per poi scegliere chi seguire e controllare.
Una soluzione di certo lontana al concetto di libertà individuale e rispetto della persona, probabilmente quando suggeriscono al Presidente Renzi avveniristiche soluzioni è il caso di riportare anche i concreti rischi per le libertà dei cittadini onesti.
Detto questo cosa mi sarei atteso da questo incontro?
Per prima cosa: “finiamola di descrivere internet e il digitale con quel religioso fanatismo anni novanta!”
Mi sarei aspettato che oltre a balbettare i termini del momento come Big Data e Start Up venissero anche poste soluzioni come: “nuove regole nel trattamento dei dati personali in ambito sanitario al fine di sfruttare: gli esami predittivi, l’assistenza e il monitoraggio del paziente presso il suo domicilio”.
Avrei voluto che si parlasse di infrastruttura tecnologica dello Stato, avrei voluto che mi venisse prospettata una soluzione che limiti il trasferimento dei dati all’estero.
Avrei sognato che il Governo offrisse una prospettiva per il Processo Civile Telematico, che continua a funzionare male tra mille difficoltà tecniche e interpretazioni giurisprudenziali. Ricordiamoci che, l’efficienza della Giustizia e il rispetto dei suoi operatori, è la base dello Stato di diritto.
Avrei voluto che si chiarisse che la buona scuola non si basa sul digitale, ma sull’apporto degli splendidi insegnanti a cui spetta una valorizzazione delle competenze e non un’amministrazione basata su: trasferimenti, graduatorie e poteri di scelta del dirigente-manager scolastico.
Insomma questo Paese ha un sistema alla base che non funziona e che non si vuol risolvere, siamo arrivati a strumentalizzare l’evoluzione digitale, a generare il fanatismo sfruttando la passione di tanti ignari Digital Champions che non comprendono di essere saliti su una macchina di propaganda politica, instradati nel rischioso percorso del “pensiero unico”.
Cosa ce ne facciamo di un social network che ci permette di mandare un messaggio dall’altra parte del mondo se poi non riusciamo ad iscrivere telematicamente il figlio a scuola, prenotare una visita medica, ottenere una Giustizia rapida ed efficiente?
Internet è libertà, non dimentichiamolo.