Il discorso perfetto
Il discorso perfetto spesso lo studiamo senza raggiungerlo nella pratica, ancor più spesso lo insegniamo lasciando ad altri la sfida di poterlo porre in essere.
Oggi ho assistito al discorso perfetto, un discorso che lascia a chi ascolta un insegnamento per come vivere e per come affrontare la morte.
Un discorso di amore verso se stessi e verso gli altri, un discorso sincero tanto da essere vero nelle pause, nella prossemica, nella scelta delle parole.
Pochi minuti che possono svegliarvi e vivere in società in modo diverso.
Il discorso di Alberto Angela al padre Alberto è perfetto, sincero, umano, ricco di spunti riflessivi è l’enucleato di una storia familiare, televisiva, scientifica che abbraccia tutti noi.
Tantissimi sono gli spunti di riflessione che analizzeremo nei nostri focus group per oggi ci basiamo nel riportare la bellezza di un tutto equilibrato, miscelato che parla al cuore portando chi ascolta ad essere protagonista di ciò che viene narrato.
Roma, 16 agosto 2022 (trascrizione discorso)
Grazie, grazie per essere venuti.
Ringrazio voi che siete qui, ringrazio chi è a casa e partecipa, chi è fuori e aspetta di venire. Ringrazio anche i media, la stampa, la TV. Da collega vi dico avete fatto un lavoro molto corretto, di tatto e molto professionale.
Chiaramente non è facile per me questo discorso.
Di solito sono abituato ad andare molto a braccio, però in questa situazione mi capirete. È un discorso difficile, penso innanzitutto che le persone che amiamo non dovrebbero mai lasciarci. Però accade, e quindi vorrei partire perché mi sento anche fra persone amiche, collaboratori, persone che ho incontrato, persone che magari non ho incontrato ma che conoscono il nostro lavoro e devo dire che vorrei partire dall’ultima cosa che ha fatto papà, quel comunicato che tutti avete letto.
È stata l’ultima cosa fisicamente che ha detto; ha detto poi altre cose a noi familiari, ma l’ultimo discorso è stato quello che avete letto. Con poche forze, mia sorella e io lo abbiamo raccolto e lo abbiamo trascritto, e se voi lo guardate è un discorso non ufficiale, è come qualcuno che parla degli amici, è come qualcuno che a fine serata dice “Beh, io adesso vado“, o a fine vacanza sale sulla macchina e dice “Vabbè vado“. C’è molto affetto, molto amore nei confronti di tutti; lui si è rivolto al suo pubblico, a chi lo ha amato e devo dire lui è stato anche una persona – lo dico da figlio, ma anche da collega – che è riuscito a unire, non a dividere, pur mantenendo le sue opinioni, a volte ferree, ma è riuscito a metterle in modo tale per cui tutti erano d’accordo. E questa è una dote che è difficile da trovare.
Devo dire il suo stile, il suo tatto lo conoscete tutti, ma la cosa bella che ha colpito noi come famiglia, me come figlio, è stato vedere il ritorno sotto forma di messaggi, sui social, gli articoli. Io adesso dovrò passare i prossimi giorni a ringraziare tutte le persone… abbiate pazienza questi giorni per me sono stati una tempesta, però se ne esce. E devo dire che questi messaggi che arrivavano erano pieni non di dolore, non di sofferenza. Cioè non sensazioni o emozioni. Ma amore, che è un sentimento. Ho notato solo questo. E queste sono cose che mi
hanno molto colpito, non solo nella quantità ma nella qualità, perché il sentimento è qualcosa che rimane e che si trasforma nel tempo in valore e i valori sono eterni. E credo che sia il miglior vestito per mio papà, per il viaggio che fa.
Quest’affetto, questo amore delle persone, questa eternità, rimane un valore.
Ora lui ci ha insegnato tante cose, lo ha fatto con trasmissioni, libri, di tutto, ha usato tutti i media per parlare e divulgare. L’ultimo insegnamento me lo ha fatto non con le parole, ma con l’esempio. Lui mi ha insegnato in questi ultimi giorni a non aver paura della morte: la morte che è la più grande paura di qualunque essere umano lui l’ha attraversata con una serenità che mi ha sconvolto, mi ha veramente colpito. Non l’ho mai visto in mezzo allo sconforto, alla tristezza, al dolore, mai. Io, i nostri familiari.
È una persona che ha attraversato quest’ultimo periodo… faccio un esempio che un po’ ci unisce: quando qualche anno fa c’erano i 50 anni dello sbarco sulla Luna, io ho voluto ed insistito che facessimo qualcosa assieme e abbiamo fatto quella puntata sui 50 anni e lui è ritornato nei punti, nei luoghi dove aveva visto il decollo dell’Apollo 11. Una volta mi tirato fuori anche delle foto e dico “Papà, ma non hai delle foto fatte allora?“, “Sì, qualcosa ho fatto, a un certo punto ho fatto delle foto degli astronauti che partivano, ma non so bene quale Apollo fosse“. Era l’Apollo 11, c’era Armstrong, Aldrin, eccetera, quindi aveva una quantità di esperienze, una vita riempita, questo è molto importante.
E questo sicuramente è stato uno dei motivi per cui alla fine lui se n’è andato soddisfatto, come ci si alza da un tavolo dopo una bellissima cena con gli amici. Ecco questa è un po’ l’idea. Lui, diciamo così, ha attraversato quest’ultimo periodo con una razionalità e con i piedi per terra e, facendo questo esempio, un po’ come se fosse quasi una missione Apollo. Quando ha saputo che ormai era arrivato il suo tempo ha fatto quasi un calcolo, così a spanne, di quello che rimaneva e ha fatto tutte le trasmissioni che state vedendo adesso in onda di Superquark, un altro ciclo che ha preparato, un disco jazz facendo le prove e andando a registrare e tornando indietro.
Aveva una forza incredibile, e poi ha fatto discorsi ai familiari, ha fatto il discorso a voi e dopo 24 ore che l’ha fatto se n’è andato. Io non ho mai visto una cosa così, ve lo dico come figlio, ma anche come quasi collega giornalista. Ora questo è stato possibile perché lui aveva un approccio alla vita razionale, scientifico, ma anche pieno di vita. d’amore, di come la vita dovrebbe essere riempita e vissuta.
E lui amava ripetere soprattutto negli ultimi tempi un aforisma di Leonardo Da Vinci… perché io, detto tra noi, ho avuto veramente la sensazione di avere Leonardo da Vinci in casa, perché l’ho vissuto come figlio, come collega, come persona normale che si è trovato davanti un una mente eclettica, ma soprattutto qualcuno capace di dare la risposta giusta sempre, in qualunque settore, dagli industriali ai ricercatori; aveva una capacità di sintesi, di analisi e di trovare la risposta giusta in modo pacato che metteva poi tutti d’accordo. E lui amava quest’aforisma di Leonardo Da Vinci che disse: “Siccome una giornata ben spesa dà lieto dormire, così una vita ben usata dà lieto morire“.
Questo lo ripeteva e credo che lui l’abbia interpretata fino alla fine; quello che era importante per lui era proprio avere una vita colma, ed era un suggerimento quello che ci ha dato, “fate come me e sarà più facile arrivare alla fine“.
Insomma, voglio dire, è un insegnamento, certamente, riempire la vita, amarla, amare tutte le cose, le passioni. Questo è quello che ha fatto lui. Anche se sembrava, da torinese, molto riservato, ma dentro c’era un fuoco… fuoco che noi abbiamo visto nella conoscenza; ha fatto trasmissioni di tutti i tipi, dall’economia alla medicina, eccetera. Ora lui certo continuerà a mio modo di vedere a vivere. Vivere dove? Ma certo, attraverso i libri, le trasmissioni, i dischi jazz. Però a mio modo di vedere lui continuerà a vivere in tutti quei ragazzi che hanno la speranza per il futuro, soprattutto che cercano l’eccellenza, con sacrificio, ma vanno avanti. Vivrai in tutti i ricercatori che malgrado tutte le difficoltà che incontrano perseguono, cercano di arrivare all’obiettivo, di andare a meta nella ricerca e quindi contribuiscono al nostro bene. Sarà vivo in tutte le persone che cercano di unire, non disunire; le persone che cercano la curiosità e la bellezza della natura, le persone che cercano di assaporare la vita, perché lui era una persona così.
Voi lo avete conosciuto in questo modo molto, diciamo, scientifico, ma poi era una persona con un senso dell’umorismo incredibile, chi l’ha conosciuto lo sa.. è una persona capace a un certo punto di mettersi a suonare il pianoforte, e suonare per ore. Era bravo in tutte le cose, persino nel disegno, è riuscito a scolpire cose, era bravo anche nello scolpire. Era veramente una mente che ancora adesso mi sorprende, quindi l’eredità che ci lascia a tutti noi, non solo a me, è importante: non è un’eredità fisica, un’eredità di lavoro, ma di atteggiamento nella vita. Credo che questa sia la cosa più importante che ci ha lasciato e poi, concludo, quello che ci ha detto nel suo ultimo comunicato “Anche voi, fate la vostra parte“… Beh, anch’io cercherò di fare la mia.
Per collaboratori e studenti, alcuni elementi di analisi:
– contesto ambientale;
– capacità partecipativa;
– target di riferimento;
– elementi di coesione;
– uso termine “collega”;
– libertà espressiva;
– capital reputation;
– dress code;
– eredità lasciata;
– emozioni generate;
…il resto evidenziatelo voi, la lezione ora la dirigete voi.