Il giorno dopo lo sciopero dei blogger
La Rete sta cambiando ed io non mi ci ritrovo più.
Un tempo sono stati fermati pericolosi disegni di legge e mai con l’aiuto dei politici. (Passigli, Levi sono solo un esempio) Ma oggi che la Rete italiana assume un proprio peso, tutti sul carro per guidare un nuovo spirito di pensiero.
Ora nessuno mette in dubbio che il ddl Alfano rischiava di fare un casotto ma attendiamo cosa accadrà dopo le riflessioni suggerite dalla “gente digitale” che hanno portato, prima ancora del 13 luglio, all’impegno di alcuni come l’Onle Palmieri (PDL) ad interessarsi direttamente della questione.
Per la mia esperienza, giuridico-normativa, in Aula spesso e volentieri si apportano delle modifiche che se ritenute giuridicamente corrette lasciano tutti soddisfatti, in caso contrario interviene la giurisprudenza, anche quella Costituzionale, a porvi rimedio. (vedi caso Hadopi in Francia)
Forse, e dico forse, nell’indipendenza di coloro che amano la Rete può aver dato fastidio una presenza politica che ha potuto porre in discussione lo spirito libero, trasparente e indipendente che accomuna tanti di Noi. In realtà ci si è trovati davanti ad una manifestazione con sigle politiche ben precise.
Come potete seguire dal video registrato il 4 dicembre 2008 ho sempre auspicato che la politica resti fuori dall Rete.
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Nella pratica sebbene lo sciopero dei giornalisti sia stato sospeso, appena saputo del rinvio della discussione al Senato del ddl Alfano per settembre, i blogger hanno deciso di proseguire la loro protesta. E’ stata una loro decisione che dev’essere rispettata.
Semanticamente , ma credetemi è una riflessione personale che non vuole incidere sullo spirito dell’azione, non avrei usato il termine “Sciopero” perchè penso che per sciopero si intende l’astensione collettiva dal lavoro di lavoratori dipendenti allo scopo di rivendicare diritti, per motivi salariali, per protesta o per solidarietà.
Il salario o stipendio che viene detratto è proporzionale alla sospensione lavorativa.
I Blogger sono stipendiati? Ricevono un salario? Mi sembra che il 98% no, quindi sarebbe stato meglio che venisse chiamata la giornata dell’ “Astensione alla condivisione dei saperi” e solo per il titolo sarei intervenuto per sapere perchè un gruppo di uomini e donne rinunciano ad una tale libertà ed opportunità come la condivisione.
Ora è una gran perdita di tempo chiedersi se la manifestazione ha raggiunto i suoi effetti, perchè sono certo che in Italia, come per l’elezioni politiche, tutti si dichiarano vincitori.
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