Il lavoro del giornalista ai tempi di Luca Sofri
[AAA LAVORO OFFRO] Cerco giornalisti con immensa passione verso il proprio talento. Saranno impiegati nel serio e appassionato lavoro del giornalismo, tutto a titolo gratuito.
In particolar modo cerco giornalisti che adottino lo spirito palesato dal direttore de Il Post (Luca Sofri) che ieri, durante il festival del giornalismo a Perugia ha affermato: “Io non credo che il lavoro debba sempre essere pagato“. (cit. Miche Azzu)
Il tema è incandescente soprattutto in un periodo come in cui la crisi economica costringe giovani e meno giovani a rinunciare, non solo ai loro sogni quanto alle minime aspettative di una vita economicamente indipendente dai genitori.
Quindi se avete passione e telento, non vi aspettate una retribuzione.
La frase completa in realtà è questa: (cit. Caterina Cossu) “Io non credo che il lavoro debba essere pagato. Io credo che qualunque tipo di lavoro possa conoscere anche delle retribuzioni, delle soddisfazioni più varie che non sono necessariamente monetizzate. Trovo bizzarro che noi stesso che andiamo dicendo che la nobiltà del nostro lavoro deriva da altri fattori, come il servizio alla comunità o la qualità dell’informazione, poi pretendiamo allo stesso tempo che questi aspetti vengano quantificati in sistemi economici e monetari? No, esistono quantità di altre motivazioni e occasioni in cui possiamo liberamente lavorare gratis senza sentirci sfruttati. Anche io, qui, al Festival del giornalismo, lavoro gratis”.
A far l’avvocato del diavolo, la frase pone alcune eccezioni, rivediamola alla moviola lasciando in corsivo le dichiarazioni del prestigioso direttore:
(L.S.) “Io non credo che il lavoro debba essere pagato.
(Io) Io invece in mancanza di Mago Merlino che mi paghi gli affitti degli Studi, le bollette telefoniche, il bollo e assicurazione della macchina, i viaggi, la spesa, il cambio vestiti e soprattutto il cibo per i miei due cani: Web ed Elitay sono fortemente convinto che il lavoro debba essere pagato.
(L.S.) Io credo che qualunque tipo di lavoro possa conoscere anche delle retribuzioni, delle soddisfazioni più varie che non sono necessariamente monetizzate.
(Io) Io credo che l’unica retribuzione che mantenga liberi e indipendenti sia il frutto del proprio lavoro, altre retribuzioni rendono riconoscenti e quindi ricattabili. Poi sia chiaro: tasse, bollette e spesa sono fondamentali e si acquistano con il denaro non con altro
(L.S.) Trovo bizzarro che noi stesso che andiamo dicendo che la nobiltà del nostro lavoro deriva da altri fattori, come il servizio alla comunità o la qualità dell’informazione, poi pretendiamo allo stesso tempo che questi aspetti vengano quantificati in sistemi economici e monetari? No, esistono quantità di altre motivazioni e occasioni in cui possiamo liberamente lavorare gratis senza sentirci sfruttati.
(Io) La mia attività (avvocato) è prevista nella carta costituzionale quando si legge che: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. (Art.24 Cost.)” quindi è chiaro che nel mio piccolo svolga un servizio alla comunità, eppure guai se non venissi retribuito, sarei ricattabile e non libero nelle mie azioni. Come potrebbe essere diverso per il gionalista? Si nutre di aria e dorme sotto i ponti?
(L.S.) Anche io, qui, al Festival del giornalismo, lavoro gratis”.
(Io) Qui il gran finale!
Vogliamo porre la sporadica partecipazione ad un festival in cui si è ripagati dalla visibilità e dai contatti con l’impiego quotidiano e nel tempo per ottenere una disponibilità economica al fine di soddisfare le proprie ambizioni di vita?
Ora basta, vado a lavorare per ottenere una giusta retribuzione dai miei assistiti.
upgrade:
0re 00:42 del 6 maggio 2014, ecco il video dell‘intervento del Direttore Luca Sofri con molti spunti interessanti. Dal minuto 55.05 in poi potete ascoltare il punto oggetto di questo post, ovvio che dovrete ascoltare sino alla fine per avere un’idea corretta.
Dopo aver ascoltato l’intera registrazione, credo che il Direttore sia stato poco chiaro sul punto lavoro/retribuzione, creando – anche involontariamente – delle interpretazioni diverse dal suo effettivo pensiero, tuttavia nel rispetto della verità, ha più volte ribadito il rischio di poter incorrere in editori senza scrupoli che possono approfittare del lavoro dei giornalisti più giovani, dei precari e di coloro che non sono inquadrati stabilmente in una redazione giornalistica.