Il mio voto nel referendum 2011
Domenica e lunedì siamo chiamati ad esprimere la nostra opinione su alcune questioni legislative, lo facciamo in quanto “popolo sovrano” che regna in maniera democratica attraverso le consultazioni elettorali.
In questo caso siamo “chiamati a riferire” la nostra opinione tramite l’istituto costituzionale del “referendum” (ad referendum gerundio latino del verbo refero – riferire).
La nostra Costituzione assegna un potere democratico al popolo italiano, il quale lo esplica attraverso le urne elettorali con la facoltà di intervenire (principio di democrazia diretta) su norme approvate dal potere legislativo eletto. (democrazia rappresentativa)
Come si può intuire è il Popolo che ha il potere in un primo momento di eleggere i propri rappresentanti e, in un secondo momento, di abrogare le norme che quest’ultimi hanno approvato. (referendum abrogativo).
Oggi, i temi su cui siamo chiamati ad esprimere la nostra opinione sono molto tecnici ed esulano dalla cultura media del cittadino, per poter dare una risposta “matematicamente corretta” occorrerebbe in questo caso avere nozioni approfondite di: “ingegneria nucleare, sicurezza delle infrastrutture, bilancio dello Stato, diritto societario, contabilità degli enti locali, geologia, diritto sostanziale, diritto parlamentare, diritto processuale penale e infine una buona dose di cultura storico-economica”.
Chiarite le opportunità e i limiti conoscitivi che devono necessariamente bilanciarsi in una chiamata consultiva, è evidente di come un referendum così tecnico possa essere influenzato dalle linee guida espresse dai partiti politici, grandi influencer dell’opinione pubblica.
Dopo attente riflessioni ho determinato un giudizio scevro dalla politica, un po’ per alcune miei forme caratteriali di responsabilità e autonomia del giudizio, un po’ perché una legge elettorale che non permette al territorio di scegliere i propri rappresentanti pone, il frutto legislativo di quest’ultimi, ad un attento e severo giudizio.
Sollecitato da più parti nel manifestare la mia opinione su questa chiamata alle urne, riferisco senza aver la presunzione di influenzare alcuno e fedele alle mie conoscenze culturali che: mi recherò a votare e che porrò quattro crocette (senza sovrapporre le schede) sulle caselle che riportano il SI, manifestando la mia volontà abrogativa afferente le norme ora vigenti.
Lascio ad ognuno il senso etico nell’interrogare se stesso e decidere, senza alcuna influenza esterna, il proprio voto non per l’immediato presente ma per il futuro delle prossime generazioni.