Il Seminario alla Camera dei Deputati del Presidente Laura Boldrini, perché dicono che sia fallito?
Sono stato invitato a partecipare al seminario, organizzato dal Presidente della Camera dei Deputati On.le Laura Boldrini, dal titolo: “Parole libere o parole d’odio? Prevenzione della violenza on-line”.
Il seminario è nato per presentare la campagna europea No Hate Speech Movement promossa dal “Dipartimento per la gioventù del Consiglio d’Europa” con il fine di sensibilizzare giovani e adulti a combattere e il razzismo, l’omofobia, il sessismo e tutte le espressioni di odio on line.
Personalmente ho trovato perfetto il seminario: ottima organizzazione, un briefing iniziale (in cui con il moderatore Luca Sofri sono stati definiti gli aspetti operativi e gli obiettivi dell’iniziativa), wi-fi in sala, collegamento in streaming, sala gremita.
Il programma era chiaro, dopo gli interventi delle autorità ci sarebbero state “testimonianze di vittime di odio on line”, ma questo lo vedremo in seguito perchè frutto di polemica.
Con ordine: utili le relazioni del Prof. Stefano Rodotà in cui ha detto: “se aggiungessimo nuove norme resterebbe il problema della loro applicabilità: abbiamo problemi a farle rispettare offline, figuriamo online” Sono felice di questa affermazione perché ricordo il confronto acceso che ebbi con il Professore a seguito della sua proposta di inserire Internet nella Costituzione attraverso l’art.21 bis.
La Presidente della Camera Laura Boldrini – ricordo vittima di un titolo sbagliato su Repubblica – ha ribadito: “Per contrastare le parole d’odio sulla rete, la violenza online, gli atti razzisti e xenofobi non è necessario prevedere nuove norme e limitare la libertà d’espressione in Rete” e infine la relazione della Ministra delle Pari Opportunità, Josefa Idem, in cui ha sottolineato, anche dal suo personale punto di vista, come internet e lo sport siano elementi fondamentali – se ben compresi – per coadiuvare la società ad elevare il suo grado di civiltà.
Poi altre relazioni istituzionali di Gabriella Battaini-Dragoni, Vice-Segretario generale del Consiglio d’Europa; di Raffaela Milano, Responsabile programmi Italia-Europa, Save the Children Italia; di Elisabeth Linder, Politics and Government Specialist for Europe, Facebook e di Giorgia Abeltino, Senior Policy Counsel, Google Italia.
Il mio primo elemento di soddisfazione è stato: “che splendido seminario in cui su otto relatori sette sono donne!”
Se non bastasse anche gli interventi successivi di: Luisa Betti, Stefano Andreoli, Alessandro Bonino, Arturo Di Corinto, Giulia Innocenzi, Loredana Lipperini, Clarissa Gigante, Lorella Zanardo e Guido Scorza hanno comunque visto l’affermarsi di una tanto auspicata voce femminile.
Bene, qualcosa sta cambiando.
Il mio telegrafico intervento è giunto alla fine del seminario, ma la pazienza verso la lunga attesa non manca a chi è cresciuto con un modem 9600 Baud, la sala era semideserta perché le autorità giustamente hanno presenziato ai funerali del Maggiore Giuseppe La Rosa, e sono stato presentato dal competente moderatore Luca Sofri, Direttore del Post, in questo modo: “passo la parola a lui che si presenterà da solo!!”
“…e il briefing all’inizio a cosa è servito?” Non dico i titoli come: avvocato, professore, blogger ma nome e cognome sarebbero stati auspicabili :-)
Scherzi a parte, ho espresso la mia tesi che posso riassumere così: “Guardiamo la Rete come lo specchio della società in cui viviamo e questa non ci piace, vorremmo fare un lifting sullo specchio intervenendo sulla tecnologia, ma in realtà dovremmo intervenire su Noi stessi” (Marco Viviani, che ringrazio, su Webnews ha citato il mio intervento)
Oggi mi aspettavo giudizi positivi sull’evento, in realtà sono piovute da Wired Italia una serie di critiche che, a mio modo di vedere, sono ingiustificate e strumentali.
Il giornalista Vittorio Zambardino da Wired.it attacca in modo durissimo: Violenza in Rete, fallisce il seminario della Camera “Dolore usato per attaccare il Web, mentre il problema siamo noi”, giustificando così l’abbandono della sala avvenuto dopo pochi minuti dall’inizio delle testimonianze da parte di vitteme di odio in Rete. Peccato perché se avesse letto il programma si sarebbe risparmiato il viaggio:
Evitando la scenetta su Twitter in cui afferma che le testimonianze sono di “minori”, in realtà era presente la mamma, accompagnata dal suo legale, di una bambina suicidatasi a causa di pesanti attacchi di bullismo on line ed un padre (restato anonimo) che ha portato la testimonianza della figlia vittima di cyberbullismoche aveva contattato, ai primi di maggio, la Presidente della Camera Laura Boldrini tramite email chiedendo aiuto.
In sintesi, a mio modo di vedere, è stata una positiva esperienza, il messaggio conclusivo appare questo: “educare all’uso del web”.
Sebbene lo condivida preferirei che si “sviluppi la cultura digitale” questo perché sul tema dell’educazione occorre confrontarsi su modello da seguire e non vorrei che si tenda a limitare la creatività, l’espressività e il libero arbitrio che su Internet sono fondamentali.
“Internet è per tutti ma non tutti sono per Internet”