Il Self shot posting tra ingenua esibizione e risvolti sociali
Professionalmente sono ormai abituato, da anni mi imbatto in casi di violazione dei dati personali, di fotografie pubblicate senza il consenso della persona ritratta, foto di nudo rubate e pubblicate al termine di una relazione sentimentale, eppure non ricordo un periodo in cui vicende di questo genere hanno inondato le cronache.
L’ultima moda è il “self shot posting” lo si pratica con ingenuità nei social network, consiste nel fotografarsi, spesso non badando alle luci, con inquadrature amatoriali, per poi postare sul proprio profilo la foto in attesa di centinaia di like e commenti compiacenti.
In genere queste foto sono brutte ma hanno qualcosa per taluni di intrigante, forse perché legate ad uno storico voyeurismo, certo è che oggi è difficile non imbattersi in “autoscatti” maschili e femminili nei social network.
Talvolta c’è una ragazzina con un trucco che le permette di sembrare maggiorenne, un vestito alla moda – quando presente – l’immancabile espressione ammiccante per un autoscatto davanti allo specchio del bagno, con il telefonino ben in vista.
Queste foto si archiviano nella illimitata memoria della Rete e possono restare in letargo per molti anni, poi escono con la potenza di un geiser complice l’avvenuta notorietà della persona ritratta.
Veniamo ai recenti fatti di cronaca: Belen Rodriguez oggi appare danneggiata da un filmato che la ritrae consenziente durante un amplesso con il suo ex fidanzato, video girato alcuni anni fa – quando ancora minorenne – e che oggi è ampiamente diffuso su Internet tramite i canali di condivisione.
Il rischio per chi lo scarica o divulga, trattandosi di un filmato con una minorenne di età, è nella fattispecie di reato di cui all’art. 600 ter codice penale: “Chiunque con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga o pubblicizza il materiale pornografico di cui al primo comma, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da lire cinque milioni a lire cento milioni.”
Scarlett Johansson, nota attrice americana, ha subito il furto tramite – accesso abusivo al proprio smartphone – dei suoi autoscatti in cui nuda si è più volte fotografata. Immancabilmente le fotografie, senza il suo consenso, sono state pubblicate in Internet generando un danno all’immagine dell’attrice.
Contestualmente per spirito emulativo, sono nati dei “web social”, in cui i più giovani inviano i propri autoscatti per godere di quei “maledetti 15 minuti di notorietà”.
I rischi dovuti alla una scarsa attenzione della propria “identità digitale” sono enormi, ricordiamoci che la memoria del web conserverà ogni nostro frammento di vita per un periodo certamente più lungo della nostra stessa esistenza.
Una “particolare fotografia” pubblicata on line potrà influire le scelte delle persone con cui ci rapporteremo nel futuro sia per motivi professionali che sentimentali; le conseguenza spesso saranno non proporzionate alla superficialità con cui non abbiamo protetto la nostra “immagine digitale”.
A nulla valga la giustificazione che la foto è anonima, le tecnologie sono inarrestabili e a breve nuovi algoritmi garantiranno il riconoscimento facciale tramite le immagini presenti sul web, questo introduce un danno alla privacy con enormi conseguenze sulla “web reputation” di chi, con troppa superficialità ha ceduto alle lusinghe del “self shot”.