La Chiesa comunica attraverso il web: giusto o sbagliato?
Per anni la Chiesa ha mostrato perplessità verso Internet, poi improvvisamente dopo timide aperture è scesa, a mio modo pericolosamente, nell’arena digitale.
Da qualche giorno Papa Benedetto XVI è su Twitter, alla pari della tweetstar come i politici e big dello spettacolo internazionale.
Preliminarmente occorre tener presente che lo scopo della Chiesa è quello di essere il mezzo attraverso cui si realizza l’intima unione degli uomini con Dio. Corretta sembrerebbe la decisione di raggiungere gli Uomini attraverso tutti i mezzi della comunicazione.
Detto questo, Internet è un mezzo dalle caratteristiche eccezionali: si caratterizza per istantaneità e immediatezza, è largamente diffuso nel mondo, è decentrato, è interattivo.
Ciò che la Chiesa non ha valutato – tenendo conto della sua struttura gerarchicamente forte – che Internet è: sia egualitario, nel senso che chiunque, con minimi strumenti può essere attivamente presente in Rete trasmettendo al mondo il proprio messaggio; sia anonimo nel senso che, celandosi dietro un nickname di fantasia, tutti possono affermare il proprio pensiero più liberamente.
L’arrivo del Papa su Twitter è stato annunziato dai media tradizionali con grande enfasi, a dir la verità proprio perché la decisione di sbarcare in un social network è sembrata seppur innovativa certamente temeraria; contestualmente non sono mancati su Facebook i messaggi di soddisfazione.
Appena aperto il profilo @Pontifex su Twitter si è scatenato l’inferno digitale: offese, insulti, richiami agli scandali economici in cui è rimasta coinvolta la Chiesa, inchieste penali che hanno coinvolto i sacerdoti e da ultimo il totale travisamento di un discorso tenuto da Papa Benedetto XVI sulla famiglia.
Su quest’ultimo aspetto vorrei soffermarmi. Partiamo dal Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la celebrazione della XLVI Giornata mondiale della Pace – 1° gennaio 2013 – Beati gli operatori di Pace, in cui si legge testualmente a proposito del matrimonio: “Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.”
Da questo testo, in cui vi è la difesa della famiglia non leggo, a dir la verità, che gli omosessuali non siano “operatori di Pace”. Possiamo criticare la Chiesa per la sua radicale difesa della famiglia “tradizionale”, ma andare oltre mi sembra ingiusto così come negare altri punti importanti del discorso rivolto al raggiungimento della Pace tra i Popoli.
Allora occorre aggiungere ai numerosi benefici del web anche aspetti meno positivi: come la capacità di accrescere il bagaglio informativo ma non la cultura in ognuno di Noi.
Un vecchissimo insegnamento impone che in Internet occorra sempre verificare direttamente le fonti, purtroppo oggi per mancanza di tempo rischiamo di non farlo cedendo a distorte interpretazioni che possono portarci ad un travisamento dalla verità.
Infine resto perplesso sulla decisione da parte di Papa Benedetto XVI di aprire l’account su Twitter, mi è sembrata una decisione azzardata e certamente – non potendo la Chiesa seguire le logiche di comunicazione dei social media, vedi ad esempio l’esiguo numero di following e la scarsa interazione – l’iniziativa appena avviata è destinata a fallire in breve tempo.