La partita a scacchi contro l’AI sul tavolo normativo rischiamo di perderla
In considerazione delle recenti discussioni riguardanti il regolamento sull’Intelligenza Artificiale (AI Act), le iniziative governative e le strategie adottate, emerge una sensazione di affanno. Sia a livello europeo che nazionale, assistiamo alla creazione di strutture e all’emissione di provvedimenti, accompagnati da dichiarazioni di intenti e dalla definizione di “obiettivi strategici”, supportati da ingenti investimenti finanziari. Tuttavia, permangono incertezze attuative e tempi lunghi riguardo l’applicazione delle finalità specifiche e delle modalità di attuazione di tali iniziative.
Mi pongo il dubbio riguardo le azioni delle azioni governative incaricate di monitorare, regolamentare e supervisionare gli aspetti tecnici ed etici legati all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale.
E perché si pone un’accentuata attenzione sugli aspetti etici dell’AI, a differenza di altre tipologie di software che, operando in contesti critici come la gestione delle cartelle esattoriali, la gestione di infrastrutture complesse, i sistemi di guida autonoma dagli aerei alle automobili incidono parimenti sulla vita e sulla sicurezza delle persone senza che siano stati in qualche modo attenzionati.
Emergono, a mio avviso, perplessità riguardo alla percezione dell’intelligenza artificiale, talvolta idealizzata in termini quasi mitologici, rispetto alla realtà già operativa delle applicazioni informatiche e dei prodotti software che ricadono da tempo sulle nostre vite. Una visione divina della intelligenza artificiale rischia di trasformare una tecnologia di indubbio valore in un oggetto di mera speculazione, privo di un fondamento concreto e pragmatico.
La discussione sull’AI, spesso dominata da figure professionali di diversi ambiti, talvolta si discosta dalle questioni tecniche fondamentali, suscitando confusione e allontanando l’attenzione dai veri nodi critici da affrontare.
La regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale data la sua pervasività, appare impraticabile senza un focus su principi di trasparenza e comprensibilità delle decisioni algoritmiche, in linea con gli indirizzi europei, in particolarmente in settori critici e nel campo della pubblica amministrazione.
Ritengo che sia imperativo adottare un approccio che premi iniziative pragmatiche e concrete che affrontino efficacemente le sfide poste dall’evoluzione tecnologica, evitando di disperdere risorse in progetti privi di una solida base operativa e strategica.
In conclusione meno convegni e più war room.