Licenziati per aver espresso critiche su Facebook
Questa è una notizia che fa discutere e che sicuramente si trasferirà nelle sedi giudiziarie per qualche anno.
Fabiola e Francesco vengono licenziati per aver, tramite Facebook e le loro bacheche: ironizzato o quantomeno svolto della satira nei confronti dei loro superiori; aver posto in dubbio la dirigenza della Cassa Nazionale di Previdenza dei Commercialisti presso cui lavorano e infine l’aver istigato sconosciuti a spostare i disordini del 14 dicembre scorso a Roma presso l’albergo in cui si svolgeva la festa per gli auguri di Natale organizzata dalla parte datoriale.
I fatti descrivono una condizione in cui sembra essersi imbattuti innanzi due “terroristi” piuttosto che davanti in due “dipendenti” che, nel loro privato digitale e condiviso su invito, ironizzavano e applicavano della satira sicuramente anonima ma riconducibile, solo per pochi soggetti, ai loro diretti superiori.
Può un dipendente perdere il posto di lavoro per aver manifestato la sua perplessità in merito alla propria parte datoriale?
Può Facebook e più in generale il web diventare strumento di controllo per il lavoratore in spregio all’art. 4 dello Statuto dei lavoratori?
Insomma pare che qualcuno debba rileggere le vecchie norme sulla tutela dei lavoratori e sicuramente applicare le “Linee guida in materia di trattamento di dati personali di lavoratori per finalità di gestione del rapporto di lavoro alle dipendenze di datori di lavoro privati”, emesse dal Garante per la protezione dei dati personali nel 2006.
Per ora aspettiamo con pazienza almeno quei diciotto mesi che permetteranno al magistrato di pronunciarsi secondo giustizia, fiduciosi che la sentenza sarà in ossequio ai dettami normativi.
Resta la consapevolezza che il dialogo, strumento principe per dirimere ogni controversia e ogni conflitto è molto carente nonostante i bit e l’impiego delle nuove tecnologie.