Loro, la Rete ed io
Internet, con la sua immensa capacità di mettere in contatto le persone, è stato per anni uno strumento rivoluzionario: ha contribuito alla conoscenza scientifica, ha contribuito ad abbattere le barriere razziali, ha permesso di portare alla luce verità che diversamente sarebbero rimaste in fondo ad un cassetto.
Sono nato culturalmente in Internet, sono da sempre legato alla “cultura digitale” in cui: la condivisione dei saperi è colonna portante del vivere in Rete.
Nella genesi della Rete c’è l’Uomo, il miglioramento della società in cui vive, c’è il desiderio di migliorare la competenza medico scientifica, di accrescere la cultura, di aprire la mente di tutti coloro che tramite un doppino in rame navigano tra i bit, volano nel sapere.
Per un decennio in Internet ci si è preoccupati solo di valutare se i codici, se i protocolli, se gli standard dovessero essere aperti o proprietari e poi poco alla volta è arrivata la strumentalizzazione politica perdendo quel filo di razionalità che aveva caratterizzato il nostro cammino.
Libertà di accesso, democrazia diretta, libertà di espressione sono stati concetti che di volta in volta hanno subito radicali interpretazioni, generando confusione.
Nel libro “Siamo in guerra – La rete contro i partiti” di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, vengono espresse strategie comunicative legate al web che sarebbero corrette se non venissero piegate al creare illusioni e demagogia. Il concetto “uno vale uno” in Rete è falso!
La Rete è fatta per condividere, per unire, di conseguenza è il concetto di “community” a prevalere sul singolo. Uno vale se è inserito pacificamente in una “rete di persone”, in quel concetto di comunità che da sempre ha spinto l’uomo a vivere in una famiglia, in una tribù, in un villaggio.
Quanto può valere un singolo che usa un social network da solo? Cosa sarebbe accaduto se Linus Benedict Torvalds non avesse trovato una community capace di sviluppare un sistema operativo dal codice sorgente aperto, dando vita a Linux?
La rete non è “Schizzi di merda digitali” perché crea divisioni, perché si confronta, perché tende a crescere in un concetto di collettività.
In Rete “uno vale tanto quanto le community a cui appartiene”, Internet non è fatto per dividere, per creare divisioni o maggioranze totalitarie, la Rete è quel meraviglioso strumento che alza il volume della tua voce, che abbatte le barriere linguistiche e che potrebbe perdersi se continuerete a strumentalizzarla attraverso una comunicazione deviata.
Qui in Italia non c’è in ballo il futuro della politica, qui c’è la difesa di uno strumento a cui non basta dare l’accesso libero, ma gli occorre supporto attraverso etica e responsabilità.
Internet è per tutti ma non tutti sono per Internet!