L’Appello per l’agenda digitale: quando la Politica insegue la Rete e non viceversa
Ho aderito all’appello “Diamo all’Italia una strategia digitale” che ha il pregio di essere stato dirompente nel suo messaggio, trasparente ed economicamente sostenuto dai primi 100 sottoscrittori, tra cui il sottoscritto, senza che intervenissero aziende, partiti politici e confraternite.
Ritengo che questa iniziativa si sia posta con una importante duplice finalità: da una parte sensibilizzare il mondo politico, dall’altra sensibilizzare coloro che non usano la Rete, oppure se la usano, lo fanno senza aver ancora maturato quella sensibilità d’innovazione che tanto sarebbe utile al nostro Paese.
La scelta dei promotori di affidarsi ad un media tradizionale, in questo caso cartaceo come il Corriere della Sera, seppur costosa, è stata vincente in quanto è riuscita a portare l’appello all’attenzione di tutti su ciò che dev’essere una delle primarie strategie dell’Italia, ovvero guardare al futuro con le opportunità dell’economia dell’accesso e del digitale.
Non conosco personalmente tutti gli altri 99 soggetti che hanno aderito all’iniziativa, ma conosco con certezza la mia volontà di aver aderito in modo cristallino e senza alcuna velleità di rappresentanza di quella “comunità” che si identifica nell’uso delle nuove tecnologie della comunicazione.
Il “day after” di un evento è sempre delicato perché ci si ritrova a compiere delle analisi sia positive che negative.
Cominciamo dalle seconde: l’iniziativa ha avuto qualche critica da parte di chi, fedele alle “strategie di complotto” ha visto nell’appello interessi commerciali, politici, istituzionali. A mio modo di vedere è stata fatica sprecata.
Altre critiche sono giunte da coloro che avrebbero desiderato un maggior coinvolgimento del “popolo della Rete”, potrei comprenderle quando mi verrà spiegato: “chi è questo popolo, dov’è la sua rappresentanza e dove posso trovare la sua norma istitutiva”.
Infine le critiche di coloro che, come insegna Esopo, non trovando una primaria visibilità hanno denigrato l’iniziativa “sic et simpliciter”.
Sugli aspetti positivi non mi dilungo perché sarei di parte, mi limito solo a sottolineare che l’iniziativa è stata dirompente e perfettamente organizzata; tanto che per la prima volta è stata la “politica ad inseguire Internet e non viceversa”.
Per la prima volta dopo poche ore dall’inizio, avvenuto alle 00.03 di lunedì 31 gennaio, i politici si sono precipitati nel fornire le loro dichiarazioni, addirittura si è arrivati a sentir parlare di un “Segretariato di Internet”, leggere di impegni concreti per lo sviluppo delle infrastrutture del Paese .
Ora occorre proseguire con tenacia e come “un sol uomo” senza divisioni interne, senza polemiche, senza sterili protagonismi al fine di smuovere il Paese dal letargo per svegliarlo nell’era digitale al pari degli altri Paesi.
Le persone hanno aderito, il movimento culturale è partito.
Io ci credo.