Matteo Renzi dichiara guerra alla magistratura
La situazione è apparentemente ingarbugliata, da una parte la magistratura fiorentina rappresentata da inquirenti non esenti da accuse e sospetti e dall’altra il Senatore Matteo Renzi. Il campo di battaglia la spinosa questione legata all’interpretabile norma sul finanziamento dei partiti.
Proviamo a semplificare la vicenda.
La Fondazione Open è una persona giuridica con uno Statuto, un numero di soci, una rendicontazione delle entrate e delle uscite, una finalità ben precisa ossia quella di promuovere le iniziative del politico Matteo Renzi.
La Fondazione Open è nata nel 2012: inizialmente si chiamava ‘Big Bang’ il suo obbiettivo era il sostegno delle iniziative dalla Leopolda al referendum costituzionale, dalla campagna elettorale per le primarie del Pd fino all’investitura a premier di Matteo Renzi.
Dalla sua nascita fino a quando è rimasta attiva (2018), la fondazione ha raccolto oltre sei milioni di euro in assoluta trasparenza tanto da riportare sul sito ufficiale i nomi dei finanziatori della Fondazione che avevano dato il consenso alla diffusione del nome nel rispetto della propria privacy.
I Soci finanizatori che invece hanno negato il consenso alla pubblicazione del proprio nome sul sito, sono stati indagati e perquisiti dalla Guardia di Finanza nel corso dell’indagine nata dall’accusa di “finanziamento illecito ai partiti”. Nel 2019 le perquisizioni poste in essere dai militanti della Guardia di Finanza sono state dichiarate illegittime dalla Cassazione.
L’accusa dei magistrati fiorentini tuttavia non è cambiata, per l’accusa la Fondazione Open è un partito politico.
Sarà vero?
Non saprei, tuttavia un partito politico partecipa alle tornate elettorali, presenta delle liste, raccoglie consensi e mi sfugge come in questa vicenda la Fondazione Open abbia agito come tale, ossia da partito politico.
Nel corso dell’indagine, come avviene in questi casi, il processo mediatico è esploso, sono stati buttati in prima pagina i finanziatori, sono state fatte insinuazioni gravi che hanno influenzato l’azione di una parte politica presente in Parlamento.
Fatte queste premesse si comprende come Matteo Renzi abbia deciso di firmare una formale denuncia penale nei confronti degli inquirenti ossia del procuratore aggiunto Luca Turco, del sostituto procuratore Antonio Nastasi e al procuratore Giuseppe Creazzo innanzi la Procura di Genova, competente per giuridizione speciale, per violazione dell’articolo 68 Costituzione (guarantige appartenenti ai membri del Parlamento), della legge 140/2003 (immunità parlamentari) e dell’articolo 323 del codice penale (abuso d’ufficio).
Non desidero dare sentenze, Matteo Renzi non è il mio leader politico, ho fiducia nella Magistratura ma occorre per continuare a credere nel potere giuridizionale che ci sia una seria riforma e che questa venga fatta al più presto.