Perché si dice siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico
Il detto “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico” è spesso attribuito alla saggezza orientale, in particolare a quella cinese, talvolta è associato a Sun Tzu, l’autore de “L’arte della guerra”, altre volte a Confucio sebbene in entrambi i casi non abbiamo prove certe che lo colleghino direttamente ad uno dei due autori.
Ad ogni modo questo proverbio esprime un concetto di pazienza strategica e di fiducia verso il corso naturale degli eventi.
Sotto il profilo filosofico, il detto può essere interpretato in diversi modi:
PAZIENZA E TEMPO. Suggerisce che la pazienza è una virtù potente e che il tempo può essere un alleato significativo nelle dispute o nei conflitti. Aspettare che gli eventi si svolgano naturalmente, senza forzare azioni precipitose, può spesso portare a risultati favorevoli.
GIUSTIZIA NATURALE O KARMA. Implica che ogni azione ha una reazione e che le persone riceveranno ciò che meritano in base alle loro azioni, buone o cattive. In questo contesto, il “nemico” alla fine affronterà le conseguenze delle proprie azioni senza che sia necessario un intervento esterno.
CAMBIAMENTI INEVITABILI. Riconosce che il cambiamento è una costante nella vita e nella storia. Le dinamiche di potere, le fortune e le circostanze possono cambiare drasticamente con il tempo, spesso a svantaggio di coloro che una volta sembravano invincibili.
STRATEGIA INDIRETTA. Riflette l’approccio strategico di evitare il confronto diretto e di utilizzare invece la saggezza, l’astuzia e l’ambiente a proprio vantaggio. Questo concetto è in linea con molti insegnamenti di Sun Tzu, che enfatizzava l’importanza dell’uso della strategia sopra la forza bruta.
Storicamente, questo detto può essere visto come un promemoria della transitorietà del potere e della fortuna e dell’importanza della saggezza, della pazienza e della comprensione profonda delle dinamiche umane e naturali.
È un invito a riflettere sulle conseguenze a lungo termine delle azioni e sulla natura ciclica della storia, dove le fortune possono cambiare e gli avversari possono cadere senza che sia necessario intervenire direttamente.
Il proverbio sicuramente ha avuto delle influenze culturali provenienti dall’India in cui lil rito funebre del defunto è svolto dopo aver immerso il cadavere nel fiume Gange prima di essere cremato.