Il problema a Roma non è la politica ma l’educazione
In metropolitana a Roma salgo alla stazione Eur Palasport in direzione centro, il vagone è vuoto, mi siedo comodamente.
Dopo qualche fermata, il vagone è pieno come un uovo tra umanità variegata e percezioni maleodoranti.
Mi alzo per cedere il posto ad una signora, un gesto istintivo, incondizionato, ricordo dell’infanzia e degli insegnamenti familiari.
Quasi come se fossi su una candid camera, una ragazzina di 15-16 anni, con balzo felino, si siede al posto che avevo ceduto, dicendo: “Ma chè voi, qui semo a Roma!”.
La Signora beneficiaria sorride, comprendo che la ragazzata in fin dei conti non meriti un litigio, un rimprovero, una filippica sterile sulla morale e sulla educazione civica.
Sorridendo rispondo all’adolescente: “Mi auguro che tu possa vivere nel mondo che stai costruendo avendone rimorso”.
Mi guarda, perde l’espressione da bulla, distende i muscoli facciali, compie il gesto di cedere il posto alla Signora, ma la stessa con fierezza, rifiuta di sedersi”.
Il problema del declino della Capitale non è la politica.