Professori si diventa e non stando dietro una tastiera
Ormai la Rete italiana è diventata terra di false informazioni, facili giudizi, gogne mediatiche, complotti e sospetti. Sembra che un’ondata di idiozia si sia infranta contro lo scoglio dei pochi neuroni attivi rimasti, liberi e non contaminati da forme di comunicazione populista.
Accade che sul titolo di “professore” universitario si sia alzata l’ultima divisione tra coloro che affermano che Marco Camisani Calzolari sia un professore universitario presso l’Università IULM e quest’ultima che afferma giustamente che Marco Camisani è “Titolare di contratto per attività di insegnamento di corso ufficiale” così come riportato sul sito ufficiale.
Non ci crederete mai, ma entrambi hanno in qualche modo ragione e cercherò di spiegarlo – non ai presunti soloni della Rete – ma a coloro che ritengono doveroso approfondire con curiosità intellettuale campi specifici e poco conosciuti. Se non appartenete a quest’ultimi lasciate questa pagina.
La carriera universitaria non solo è faticosa ma molto complessa, essa ricopre un periodo molto lungo: dalla laurea alla cattedra di Professore ordinario.
Al fine di rendere più semplice il ragionamento ricorro al metodo della schematizzazione:
– dopo la laurea un giovane avvia un percorso di approfondimento attraverso un master di primo e secondo livello, si collabora come “cultore della materia” in una specifica cattedra e contestualmente partecipa ad un concorso per accedere ad un dottorato di ricerca;
– conseguito il dottorato, in un tempo minimo che va generalmente dai quattro ai cinque anni, dalla laurea, si continua il lavoro di ricerca realizzando quante più pubblicazioni scientifiche al fine di accrescere il curriculum accademico. Le pubblicazioni, da sempre in Italia, sono un elemento valutativo tra coloro che percorrono la carriera universitaria;
– dopo alcuni anni occorre partecipare ad un concorso per ricercatore, non prima di aver maturato un ricco curriculum scientifico e di aver superato brillantemente una prova scritta ed una orale;
– se l’impegno viene riconosciuto si diventa “Ricercatore” a tempo determinato in quanto solo dopo tre anni (il minimo periodo per la prova) si può essere assunti dalla università a tempo indeterminato;
– la carriera universitaria è estenuante e sebbene la figura del Ricercatore rappresenti la prima vera figura di ruolo della carriera universitaria non si può dire di essere vicini al traguardo. Il prossimo step è il concorso pubblico per Professore associato, anche qui occorrono numerose pubblicazioni, aver svolto ricerche, essere dediti all’accademia;
– infine dopo altri sei anni di studio si può aspirare a diventare Professore ordinario, l’apice della carriera universitaria, che conclude i 15/20 anni di estenuante fatica salvo rare eccezioni in cui la genialità dello studioso tende a bruciarne le tappe.
Fuori dalla carriera universitaria esiste la figura del “docente a contratto” – familiarmente chiamato professore – quest’ultimo non segue molto spesso la carriera come sopra descritta, è un professionista, un esperto della materia che, per le sue spiccate doti ed esperienza, viene scelto direttamente dall’università affidandogli una cattedra.
Nel caso di Marco Camisani Calzolari ha ragione quest’ultimo a ritenersi “familiarmente professore”, allo stesso tempo, ha pienamente ragione l’Università IULM a definirlo un “docente a contratto” in quanto non rientra nel “prezioso ruolo” dei Professori (Professore Associato – Professore Ordinario).
Non mi interessa dire chi ha più ragione, mi interessa contribuire allo sviluppo della conoscenza nel web italiano approfondendo il tema, al contrario temo che le scarse conoscenza tendano a creare ridicole fazioni pro o contro qualcuno. Questo è ciò che sta accadendo nelle ultime ore.
Perchè cerco di spiegare tutto questo? Perchè sono semplicemente un docente a contratto di Informatica giuridica, familiarmente chiamato, ma in modo impreciso, “professore”.
Buon Internet a tutti, quello delle non divisioni.