Puoi essere un Digital Champion ma non hai cultura digitale
UPDATE in basso con post di Riccardo Luna
In queste ore, la cronaca riporta la notizia che, a seguito dell’operazione Unmask coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e condotta dagli agenti della polizia postale del Centro nazionale anticrimine informatico (Cnaipic), sono stati arrestati due giovani hacker: Fabio Meier , 27 anni, di Cercino (Sondrio) e Valerio Camici, 31, di Livorno, noti in rete rispettivamente come Otherwise e Aken.
Mi pongo alcune considerazioni: nel rispetto della Rete, della sua storia e della sua importanza sociale:
La prima è fondamentale e serve per inquadrare uno degli aspetti culturali di Internet, i suoi principi ispiratori connessi all’etica hacker così come individuati da Steven Levy e da Pekka Himmanem rispettivamente nella prefazione del libro ”Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica” e nel libro “L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione”.
Entrambi gli autori individuano principi e finalità non negoziabili per un hacker come: la condivisione, il libero accesso alle tecnologie informatiche, il miglioramento del mondo, la passione, la libertà, la verità, l’eguaglianza sociale, la cultura libera, la responsabilità, l’attivismo e la creatività.
Tutti elementi che non comprendono: il furto di dati, il danneggiamento delle infrastrutture tecnologiche, la frode informatica.
Al contrario sembra proprio che i due arrestati si siano resi protagonisti di azioni delittuose che certamente esulano dalla mission di un hacker, quindi iniziamoli a chiamare sui giornali per ciò che sono: “due presunti criminali informatici” e non “due hacker”.
La seconda riflessione nasce sul ruolo di uno dei due arrestati, ossia di Digital Champion, vagliato personalmente dal DC nazionale Riccardo Luna e indicato come suo delegato/rappresentante per il Comune di Cercino per promuovere la cultura digitale sul territorio.
Premesso, che tutti sono innocenti sino a sentenza passata in giudicato, nasce spontanea la domanda: “Come vengono scelti questi Digital Champions locali?”
Ritengo che sia quantomeno imbarazzante aver selezionato un soggetto come Digital Champion ed ora in carcere con l’accusa di aver posto in essere attacchi informatici ai danni di siti istituzionali, intercettato illegalmente e poi diffuse in rete e-mail e dati sensibili di privati cittadini.
Ci potranno essere tutte le interpretazioni possibili ma resta una sola certezza: l’associazione Digital Champions per quanta passione possa dedicare alla propria mission ha dei punti deboli che non possono essere giustificati allorquando si ricevono ingenti fondi da aziende oltre ad una importante visibilità istituzionale.
Se sei un criminale informatico non sei un Digital Champions e non sei un hacker, sei solo un bravo smanettone senza filosofia e che non ama la Rete.
UPDATE
Riccardo Luna ha pubblicato un post con cui chiarisce la posizione dell’Associazione Digital Champions in merito all’arresto di Fabio Meier (link)
Mi sento di palesare le mie perplessità su due punti:
Il primo punto quando scrive: “in una organizzazione che viaggia verso le tremila persone è statisticamente impossibile che non ci sia qualcuno che commetta degli errori”, quindi quando viaggerà intorno ai 6.000 iscritti ci dobbiamo attendere un altro incidente di scelta? speriamo che non sia questa volta un pedofilo on line, un terrorista, un assassino.
Il secondo punto quando scrive: “le competenze digitali di Meier erano buone e l’inchiesta ha semmai confermato che in realtà sono ottime” le competenze di Meier non sono ottime, sono deviate e non possiamo tenerne conto. Basta con le romantiche definizioni di chi viola norme e regole su Interne. Si può essere bravi anche senza far danni. Caro Riccardo andresti da un medico serial killer che uccide i propri pazienti però quando non lo fa è molto bravo?