Razzismo e tolleranza: dove si spezza l’equilibrio
Siamo tutti d’accordo che non tutti i migranti sono criminali.
Siamo anche d’accordo che il tasso di criminalità all’interno del sottoinsieme della popolazione migrante, che risiede in Italia, sia definito da parametri oggettivi.
Sappiamo anche quali sono le conseguenze terribili del razzismo.
Ma allora da dove viene questo interesse ossessivo per la criminalità dei migranti? E soprattutto, può esistere un equilibrio tra razzismo e tolleranza?
Il migrante, che sia profugo, richiedente asilo, clandestino, migrante economico, fa paura.
Nessuno di noi si sognerebbe di guardare con diffidenza Michael Jordan, Usain Bolt, o Aretha Franklin. Sono persone note, delle leggende dello sport e della musica, non sono criminali e sono leader nel pianeta. Allo stesso modo il nostro vicino di casa: senegalese, operaio, che vive nella legalità, che condivide le nostre stesse difficoltà, non ci spinge ad osservarlo “come diverso” o come un pericolo.
Tuttavia in Italia, considerare criminosi i migranti non è xenofobia, è semplicemente una risposta a un fenomeno.
Innanzi tutto, non regge il discorso “la percentuale di italiani in carcere è superiore”, perché gli italiani sono anche superiori come popolazione complessiva.
In più, questa retorica del profugo come risorsa comincia a essere percepita come incompleta. Sicuramente è anche una risorsa. Ma nulla può essere solo una risorsa, neanche il petrolio. Che provoca infinite guerre e sconvolgimenti geopolitici nella maggior parte dei Paesi nei quali è estratto.
D’accordo, il migrante non rappresenta esclusivamente una risorsa positiva, ma allora perché sulla base di dati non certi, moltissimi continuano a considerarlo solo ed esclusivamente come un criminale?
Non esiste una sola risposta, ma sicuramente se una massa di ospiti in casa mia adotta un comportamento non consono, lo noto molto di più rispetto a quello di un componente abituale della famiglia.
Il migrante, che lo vogliamo o no, è percepito come diverso per la sua condizione economica e sociale.
Tolleranza è comprendere che ci possano essere delle barriere culturali, o linguistiche. Ma qualora venga percepita criminalità, non può più esserci tolleranza.
E l’equilibrio dell’ospite in casa finisce. Degenera, e nasce il razzismo.