Stiamo perdendo la democrazia

Questa politica da destra a sinistra, dal basso in alto, non mi rappresenta, inoltre ho il fondato timore che si stia limitando la democrazia a vantaggio delle urla e della concentrazione del potere.
Nei palazzi istituzionali c’è un’atmosfera di scontro, sarà perchè è tramontata l’epoca dei grandi accordi per essere sostituita da quella della grande aggressione o dei grandi litigi. Saluti una persona e questa ti guarda in cagnesco perchè, prima di lei, hai salutato un altro politico di uno schieramento diverso. Ma l’educazione non è al di sopra di tutto?
Negli anfratti dei “Palazzi” ci si incontra, si complotta, si ipotizzano statistiche elettorali, scranni che restano e scranni perduti, equilibri territoriali e filiere del potere. Scommetto che a scuola molti fossero impreparati in matematica, tuttavia adesso sono in grado di elaborare con “rapidità di calcolo” bilanciamenti e poltrone.
Le riforme saranno radicali e forse, come spesso accade, nascondono una strategia che è meglio non mostrare: la nuova legge elettorale, le soglie di sbarramento più alte, l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti, le liste bloccate sono alcune delle misure che si andranno a rinforzare nei prossimi mesi.
Queste misure vengono promosse sulla scorta dell’esigenza di ottenere una maggiore governabilità, restringendo i campi di scelta del cittadino elettore e costringendo – i pochi che continueranno a votare – a scegliere tra due o tre grandi schieramenti.
I grandi schieramenti ingloberanno movimenti e partiti politici più piccoli che, per uno sbarramento di coalizione molto alto, salvo rare eccezioni, non arriveranno ad avere un proprio rappresentante seduto alla Camera dei Deputati o in quella che resterà del Senato.
Il potere democratico di scelta, di fatto viene depauperato. Immaginate di entrare in un negozio e poter scegliere una camicia tra venti modelli, immaginate adesso di poter scegliere una camicia tra tre soli modelli. La stessa scelta avverrà tra qualche mese in politica, giustificata dal fatto, che occorre garantire “governabilità al Paese”, intanto avete una camicia non di vostro gusto!
Il finanziamento pubblico ai partiti sparirà, tuttavia l’accesso alla democrazia viene oggi facilitato dalla collettività, che ne ammortizza i costi, che se ben impiegati, non costituirebbero nulla di scandaloso o peggio nessuna fattispecie di reato.
L’accesso alla vita politica attiva ha un costo, ne sanno qualcosa i movimenti spontanei sparsi sul territorio, lo sanno i giovani che sono tagliati fuori da una libera e indipendente arte del governare.
Il contributo della collettività garantisce ai soggetti economicamente più deboli di accedere alla vita politica, garantisce il sostentamento dei piccoli movimenti politici e quindi una più solida democrazia rappresentativa a salvaguardia del pluralismo.
Il problema del finanziamento pubblico ai partiti nasce dal pessimo uso che è stato fatto negli ultimi anni, i soldi sono stati spesi in Tanzania, investiti in diamanti, giocati alle slot machine, trasferiti in Canada o destinati all’acquisto di lauree e titoli di studio. Senza che un alto dirigente si accorgesse ciò che stesse accadendo.
Temo che in Italia il problema non sia la pluralità dei partiti o il finanziamento della politica ma “il capitale umano” che ha dato vita ad una classe dirigente che negli ultimi anni ha dilapidato risorse pubbliche e che in futuro sostituirà forme di sostentamento statale con le pressioni economiche esercitate dalle lobby, dalla oligarchia delle famiglie ricche, dalle mazzette elargite sottobanco dai poteri forti.
Oggi chi applaude queste riforme, molto probabilmente tra qualche anno anche queste saranno giudicate incostituzionali, non si rende conto di sostenere la fine della democrazia, con una scelta impacchettata con il nastro del taglio dei costi, della governabilità e di una presunta efficienza…ovviamente tutta da dimostrare.