Su Tiémoué Bakayoko non è razzismo ma semplice operazione di Polizia
Il calciatore del Milan Tiémoué Bakayoko è stato sottoposto dalle forze dell’ordine ad un controllo a seguito di una rissa avvenuta a Milano poco prima e la cui descrizione degli autori coinvolti corrispondeva a quella dell’auto in cui viaggiava il centrocampista.
Gli agenti hanno impugnato le armi perché c’era motivo di credere che i ricercati fossero pericolosi, una volta appurata l’identità del giocatore e del suo amico, gli agenti di Polizia si sono poi scusati per il malinteso. Questa è la versione ufficiale.
Mi domando, qual è il malinteso?
Il lavoro degli agenti di Polizia è questo, controllare le persone che corrispondono alle descrizioni dei soggetti coinvolti in azioni criminali comunicate dalla centrale radio al fine di garantire la sicurezza sul territorio.
Sinceramente non mi dispiace per il giocatore e trovo assurde le accusa mosse in rete di una presunta condotta razzista, chiediamoci invece come mai tendiamo a vedere il razzismo dove non c’è.
Sono stato fermato anch’io in Puglia in quanto ero alla guida di un fuoristrada, perquisito con le gambe larghe, con le mani sul tetto dell’autovettura e con due agenti armati alle spalle mentre un terzo mi perquisiva.
Il motivo?
Con i fuoristrada all’epoca i delinquenti in Puglia trasportavano le casse di sigarette di contrabbando ed io, alla guida del fuoristrada ero di fatto un potenziale sospetto, tutto chiarito nessuna scusa per l’avvenuto (giustificato) controllo.
Non strumentalizziamo i fatti tirando il razzismo, non creiamo allarmismo e rispettiamo i nostri agenti di polizia perché svolgono un lavoro difficile e pericoloso, collaborare con loro non costa nulla e inizia sui nostro social.