Ucraina la scelta tra la resa e il martirio
Questo assurdo conflitto ha mostrato al mondo la coesione e l’orgoglio di un popolo, la forza di un leader eletto nel 2019 con il 73% dei consensi avendo sconfitto al ballottaggio il presidente uscente Petro Porošenko.
Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyy, 44 anni, laureato in giurisprudenza, imprenditore, attore, sceneggiatore, comico, sulla carta non aveva un curriculum vitae per gestire una guerra eppure non ha abbandonato la sua Patria, il suo ruolo, ha dato l’esempio, è rimasto sul campo, ha motivato il suo popolo tanto da trovare nel suo ex avversario politico, Petro Porošenko, il suo supporter più forte.
Questa vicenda sarà raccontata nell’imminente futuro in un film perchéè la storia di Davide contro Golia è sotto i nostri occhi, la stiamo vivendo sui social network e in televisione. Siamo testimoni, forse nel nostro piccolo anche protagonisti, di un momento storico che resterà scalfito nelle pagine della Storia, quella vera non quella che viene dimenticata nel tempo.
Ora la domanda è: l’Ucraina dopo aver dato prova di coraggio, amore, forza e determinazione deve arrendersi al gigante russo o continuare a combattere sino al martirio?
Le opinioni che ho ascoltato in questi giorni sono diverse, c’è chi dice che il popolo ucraino debba arrendersi per il bene di tutti in quanto la terza guerra mondiale distruggerebbe il pianeta e nessuno vuole perdere la propria vita o semplicemente pagare le ripercussioni economiche che inevitabilmente stanno coinvolgendo tutto e tutti.
Ancora, chi si oppone a Zelenskyy – sempre dal suo comodo divano – gli rimprovera di chiedere armi all’occidente per difendere il proprio popolo in realtà dovrebbe chiedere negoziati di pace. Ma proviamo ad immaginare che stiano picchiando vostra figlia, chiedereste un mezzo per fermare l’aggressore o un ciclo di sedute dallo psicologo per far cambiare le intenzioni malvagie all’aggressore?
Poi ci sono coloro che ritengono che l’Ucraina non debba arrendersi e continuare a resistere per gli ideali di libertà e democrazia. Il conflitto che sta combattendo è a nome di tutto il mondo che vuole essere libero e non cedere alle aggressioni militari. Questo principio oggi vale per l’Ucraina ma domani potrebbe valere per Taiwan, minacciata dalla Cina.
La domanda che pongo a coloro che hanno sempre una soluzione per tutto è la seguente: veramente pensate che se Zelensky dovesse dichiarare la resa il popolo ucraino smetterebbe di combattere?
Veramente pensate che le persone che si sono viste distrutta una casa, una vita, che hanno visto morire i loro familiari, siano disposte ad accogliere con favore gli invasori russi?
Tutti però non possono che osservare quella immensa lezione di coraggio e amore per il proprio Paese che gli ucraini stanno dando al mondo, un popolo contro un’armata di 200.000 mila uomini e oltre duemila mezzi corazzati che non solo resiste quanto non accenna – nonostante le ingenti perdite – alla resa.
Sul campo, nonostante i bombardamenti, la distruzione delle città, delle strade nonostante i morti, i feriti, i profughi l’Ucraina ha vinto questo conflitto e questo peserà per sempre sul popolo russo e sulla sua leadership politica ormai non connessa con i tempi.
In guerra non ci sono vincitori o vinti ma c’è l’uomo che va contro se stesso, perdiamo tutti, ma questa volta gli ucraini con la loro determinazione hanno vinto nel cuore di tanti.