Uno sguardo nei social network
Nel secolo scorso in molti ci aspettavamo che Internet potesse cambiare, quantomeno migliorare la società, abbattere le diseguaglianze sociali, sviluppare nuovo benessere condiviso ed infine poter realizzare una partecipazione al governo più trasparente e democratica.
Sono trascorsi appena due decenni per accorgerci che la società ha inquinato lo strumento tecnologico, svuotandolo delle sue principali prerogative e rendendolo talvolta pericoloso.
In questi ultimi mesi riscontro, anche sotto il profilo professionale, uno sterile aumento della litigiosità nei social network, non certo a causa dell’anonimato bensì attraverso condotte poste in essere da profili direttamente riconducibili agli utenti.
I confronti non sono più rispettosi delle altrui opinioni, che certamente possono essere contestate e confutate, i dibattiti appaiono lontanamente costruttivi e spesso generano risentimenti ed offese tanto da ricorrere ad azioni giudiziarie.
Nelle ultime settimane l’aumento delle querele per diffamazione nei social network è allarmante, tutto ciò da un lato pregiudica la credibilità di uno strumento che tende a porre culturalmente insieme le persone, dall’altro provoca la diffidenza degli investitori che vedono il web come la terra di nessuno, senza regole ed incapace di generare profitto.
Twitter prima e Facebook adesso introducono sistemi di certificazione e verifica dell’account nella speranza sia di tutelare i profili dei VIP (very important person) come politici, artisti, sportivi, imprenditori sia di arginare i casi di usurpazione d’identità.
Operazione lodevole se non fosse una lesione della parità sociale nei social network in cui, come spesso ho pensato, valgono le idee e le community piuttosto che il leaderismo.
Intravedo all’orizzonte una frattura nella società digitale, in cui i parametri sociali vengono migrati in bit, in cui viene meno il senso partecipativo poggiato sulla condivisione a vantaggio di nuove caste digitali.
I primi segni sono apparsi su Twitter con lo sbarco delle permalose TweetStars poco inclini al confronto, pronte a ritirarsi accusando di esser state ingiustamente derise senza mai compiere sana autocritica; poi sono sbarcati i politici alla ricerca del un consenso ma spesso incapaci di dialogare con i propri sostenitori.
Il clima in Rete è teso, alla pari di quello che si respira per le strade alla vigilia di una stagione di scontri sociali in cui: lavoro, dignità ed opportunità sono auspicate tanto dai più giovani che dagli adulti.
Forse è il caso di compiere una riflessione comune, magari trascorrere una giornata senza accedere a facebook e twitter al fine di ritrovare una serenità perduta.
Alla nascita non abbiamo pregiudizi di razza, di sesso, di classe sociale, siamo in grado di guardare negli occhi un essere diverso da Noi e trovarlo interessante, di riconoscerlo come amico.
Poi perché tutto cambia?
Buon Internet a tutti quella vera, quella vista attraverso gli occhi sinceri di un bambino.