Vatican blog meeting: il mio post eventum
Ho partecipato con responsabilità al Vatican Blog Meeting, al termine dell’incontro il mio giudizio è fortemente positivo.
Preliminarmente occorre sottolineare che l’organizzazione è stata perfetta: tempi, logistica, infrastrutture (wi-fi aperta), traduzione simultanea, ospitalità, tutto ha funzionato come un orologio.
L’evento si è sviluppato in due parti: la prima più divulgativa sull’impegno libero e spontaneo dei cattolici sul web, la seconda più istituzionale incentrate su alcune attività svolte dalla Chiesa. Da sottolineare che è sempre stato garantito lo spazio ai bloggers accreditati per porre domande al panel dei relatori.
Assolta la descrizione sull’organizzazione riporto alcuni spunti di riflessione che mi hanno coinvolto.
Mons Claudio Maria Celli, nel discorso di benvenuto, ha affermato: “Questo incontro vuol essere la presa ufficiale, almeno da parte nostra, dell’esistenza e dell’importanza, nella vita di oggi, della blogosfera. Si tratta di un mondo ricco, poliedrico, variegato, che nasce dalla base e che ha una sua riconosciuta rilevanza anche nel movimento culturale del nostro tempo. Qualcuno dirà che da tempo ci si doveva muovere in questo senso; è vero… ma ora siamo qui e cercheremo di conoscerci meglio.”
Parole bellissime che testimoniano come la Chiesa, sempre prudente nelle sue azioni, abbia percepito e avviato un “franco” dialogo con Internet e le sue emergenti manifestazioni culturali.
Taluni si sono lamentati che la Chiesa attraverso la Rete cerchi persone a cui assolvere la Sua funzione di Evangelizzazione, incoraggiando altresì la presenza cristiana nel Web. Non ci trovo nulla di male, anzì al contrario non vedo perché lo strumento comunicativo se da alcuni viene usato per vendere più prodotti, da altri non possa essere usato per ispirare l’Uomo verso la Fede cristiana.
A questo punto, già potevo ritenermi soddisfatto dell’incontro, ma le sorprese non sono finite qui: nella prima tavola rotonda mi ha impressionato, più che la passione manifestata da alcuni relatori il sorriso di questi, nonché la gioia di comunicare la loro Fede in Cristo attraverso uno strumento che gli permettesse di raggiungere migliaia di migliaia di persone.
Un sorriso sincero e coinvolgente che, mi ha permesso di dimenticare, qualche elementare disattenzione tecnica mostrata nella descrizione dello strumento tecnologico.
Il secondo panel ha avuto il carattere più istituzionale, in cui sono state presentate alcune iniziative della Chiesa sul web e in cui è emerso, per la mia visione meramente professionale, qualche lato tecnico-giuridico che andrebbe: affrontato, analizzato e risolto.
Mi riferisco in particolare alla gestione del diritto d’autore e, di seguito, ne descrivo solo uno, il meno grave, ovvero il cybersquatting, o domain grabbing di cui è vittima la Chiesa.
Da giurista e da esperto di comunicazione telematica non riesco a tollerare che ci siano, parimenti ai domini registrati con suffisso .va (dominio dello Stato della Città del Vaticano), stessi nomi con suffissi .it (grave), .org, .net, .com che puntano a fantomatici partiti politici o servizi di email che permettono al navigatore di inviare una email a Dio o a suo figlio Gesù.
Gli strumenti giuridici ci sono, serve solo un po’ di attenzione per risolvere il problema.
Perché farlo?
Perché occorre, come sempre, avere particolare attenzione verso i fedeli – meno esperti di Internet – che certamente, nel ritrovarsi un sito ben indicizzato da Google e con un nome importante, rischiano di assumere informazioni false, perdere i loro dati personali o peggio ritenere istituzionale un sito che non lo è.
Al termine la platea è stata invitata a partecipare liberamente ad una preghiera ognuno nella propria lingua, io ho accettato l’invito, altri so che sono rimasti in silenzio.
Uscendo, sulla soglia del palazzo, siamo stati ringraziati ad uno ad uno per aver partecipato all’evento e camminando verso la Basilica di S. Pietro tutto mi è sembrato diverso.
Il dialogo sul web è aperto, il percorso verso una Società migliore è comune.