Verybello e i lecchini digitali: ecco perché l’Italia digitale non cambia
#VeryBello ha avuto un grande e indiscusso merito: quello di aver portato alla luce i “lecchini digitali“.
Vediamo di inquadrarli partendo dalla definizione storica del termine: “lecchino” inteso come “adulatore servile” fu creato da Mario Rapisardi, poeta e docente universitario catanese che entrando in contrasto letterario con Giosuè Carducci, colpevole a suo dire di aver scritto una lode alla Regina Marcherita, gli attribuì nel 1881 il sonetto-ritratto: “Or di gonne regali umil lecchino”.
Il poeta intese definire il Carducci come colui che, grazie a fini equilibrismi, godeva dei favori della nobile casata.
Ma torniamo ai tempi nostri, verybello.it è stato l’enucleato di una serie di palesi violazioni:
- eccesso di potere nel procedimento di affidamento dell’incarico e manifesta violazione del Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n. 33;
- violazione delle norme per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici;
- violazione delle norme comunitarie e nazionali in tema di trattamento dati personali;
- manifesta incompetenza e negligenza palesata dagli organi ministeriali per non aver posto in essere una verifica, controllo e collaudo del portale verybello.it prima della sua presentazione.
Questi sono i dati di fatto, difficilmente interpretabili in chiave garantista e buonista. Chi è chiamato alla gestione della cosa pubblica deve porre in essere tutte le misure per difenderla, tutelarla e svilupparla al meglio.
In poche ore l’Italia è stata inondata da critiche che dividerei in due categorie: quelle costruttive e quelle umide.
Le prime hanno riportato i fatti, hanno analizzato con freddezza le mancanze riscontrate sul sito, hanno esposto il loro rammarico e la loro delusione; le seconde (quelle umide) hanno “detto e non detto” un pochino come si fa con l’amico di comitiva che non vuoi distruggere, se ha torto, perché il giovedì ci vai a giocare a calcetto.
“Ministro, hai sbagliato, hai bisogno di una mano, ci siamo qui noi, se vuoi telefonami, magari insieme mettiamo le cose a posto, ci sono persone competenti pronte ad aiutarti…una consulenzina non sarebbe male oppure tutto gratis perché gli interessi li prendiamo da un’altra parte”.
Mi dispiace, questo è l’atteggiamento che ha distrutto il digitale in Italia facendo venir meno competenze e qualità, in favore dei frequentatori dei corridoi governativi, mentre il merito muore e le amicizie crescono.
Non mi sono mai nascosto, ho rinunciato ad incarichi, ho criticato apertamente progetti inquinati e poi giustamente naufragati, ho contestato misure farlocche, mi sono candidato senza coperture politiche schirandomi sempre in favore del digitale, perché mantenere la schiena dritta non è un dono che ti cade dall’alto ma una condizione che ti conquisti duramente: giorno per giorno.