Wikileaks, Berlusconi, Mediaset e l’Internet in Italia
Tra i sospetti e le interpretazioni che ruotano intorno al caso Wikileaks, una cosa colpisce leggendo il cable del 3 febbraio 2010 dell’Ambasciatore americano a Roma: “in Italia c’è il sospetto che gli interessi imprenditoriali del Presidente del Consiglio On.le Silvio Berlusconi possano frenare lo sviluppo di Internet”.
Sarà vero? Proviamo a contestualizzare il cable nei primi giorni successivi al gennaio 2010.
Ci trovavamo in pieno attacco mediatico verso Facebook, il più diffuso social network in Italia, sul quale da poco sono stati pubblicati dei gruppi che sostengono il gesto violento ed incivile di Massimo Tartaglia, autore del lancio della statuetta del Duomo verso il viso del Presidente del Consiglio.
Nello stesso periodo, si discute sulla Legge inerente le intercettazioni che contiene alcune “non condivisibili” soluzioni procedurali volte a limitare le intercettazioni telefoniche nei reati di mafia o di corruzione e peculato ai danni della P.A. nonchè individuare, con lo stesso provvedimento, discutibili procedure sull’esercizio del diritto di rettifica per le pubblicazioni ed opinioni espresse on line.
Detto questo, si comprende come David Thorpe, ambasciatore americano a Roma, abbia riportato nel cable le sue preoccupazioni e critiche verso le attenzioni che il Governo italiano ha riservato per Internet, perplessità motivate nel loro contesto.
L’ambasciatore Thorpe aggiunge inoltre al Presidente Obama tre aspetti: primo, la normativa Romani su Internet è liberticida; secondo, promuove una chiusura dei mercati con lo scopo di favorire gli interessi del business di Mediaset – azienda legata alla famiglia Berlusconi; terzo, limita e i rapporti economici in corso con il mercato imprenditoriale americano legato ai servizi come Blogspot e YouTube anche in ordine alla pubblicità offerta.
A supporto di quanto affermato l’Ambasciatore riporta una dichiarazione dell’Ing. Antonello Busetto, direttore di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici (persona preparata ed equilibrata che conosco personalmente e che qui ho intervistato per Codice Binario) che definisce il provvedimento Romani come «la morte di Internet».
L’Ambasciatore mostra preoccupazione sul ritardato sviluppo di Internet in Italia, palesa le sue perplessità per l’affermarsi di un modello che introduce la responsabilità dell’ISP sui contenuti pubblicati dagli utenti e sulla censura in danno della libertà in Internet.
Oggi, visti i tagli ai fondi destinati allo sviluppo della “banda larga” per la connettività nel nostro Paese; vista la presenza del decreto Pisano che pone – a tutt’oggi – dei limiti per lo sviluppo del Wi-Fi; vista l’agenda del Governo finalizzata ad introdurre autorizzazioni e collaudi per installare un semplice “access point” nelle nostre abitazioni (leggi testo) sembrano purtroppo motivati i sospetti che David Thorpe comunica al suo Presidente.
Su Internet da sempre vige una sorta di “vigilanza culturale” al fine di tutelare le libertà digitali, ora è giunto il momento di intensificarla, lo dobbiamo per il Futuro delle prossime generazioni e la Libertà del nostro vivere nella Società dell’Informazione.
Buon Internet a tutti.